Agricoltura Attualità

Economia e globalizzazione, le produzioni locali salveranno il mondo

Da sinistra Keibo Oiwa, Helena Norberg Hodge e George Ferguson.
Da sinistra Keibo Oiwa, Helena Norberg Hodge e George Ferguson.
La distruzione dei sistemi agricoli locali genera infelicità e gravi problemi ambientali. È la tesi sostenuta dai più importanti attivisti ambientali al festival “L’Economia della Felicità”.

 

di Marcello Bartoli

PRATO – Scenari preoccupanti sulla situazione economica mondiale, ma anche possibili soluzioni sono emersi dalla 18esima conferenza internazionale “L’economia della Felicità” di domenica 30 settembre.

Sono stati Keibo Oiwa, fondatore di Sloth Club, il gruppo ambientalista giapponese leader della “Slow Life” e Masahiko Yamada, ex ministro giapponese dell’Agricoltura, a spiegare i meccanismi usati dalle multinazionali per togliere potere all’agricoltura locale in tutto il mondo. “I governi, non solo quello giapponese, stanno cedendo il controllo dei semi come il riso, il grano e la soia alla Monsanto e ad altre corporation ma noi abbiamo viaggiato nelle piccole comunità locali giapponesi invitandole a opporsi al governo contro questo tipo di accordi, e la lotta sta continuando senza sosta.”

Per Helena Norberg Hodge, considerata tra le otto attiviste ambientali più importanti al mondo e vincitrice del Nobel Alternativo e dei GOI Peace Prize, tutti i Paesi devono concentrare l’attenzione sulle produzioni primarie: “I trattati commerciali internazionali concedono sempre più potere a banche e multinazionali, alleggerendole da regole, oneri fiscali e responsabilità sociale che invece gravano sulle produzioni locali. I media e il mondo accademico sono sovvenzionati dalle multinazionali e il sistema genera disastri sull’ambiente e sulle persone che si sentono meno sicure, con meno diritti e più problemi. Abbiamo bisogno di un movimento per la localizzazione del cibo, delle produzioni artigianali e della creazione di energia, con meno commercio internazionale che genera squilibri ambientali ed economici”.

L’inglese George Ferguson, sindaco di Bristol dal 2012 al 2016, ha esortato invece all’autonomia di pensiero e ha offerto un modello di città da imitare. “Bristol è stata proclamata nel 2015 capitale verde d’Europa. I suoi cittadini hanno spesso protestato contro i supermercati e contribuito a creare un centro storico di piccole attività indipendenti dalle multinazionali. Stampiamo la nostra moneta, abbiamo eliminato superstrade e autostrade e una ex-fabbrica di sigarette è diventata un centro culturale di aggregazione la cui energia è generata da pannelli solari e dove si serve cibo sostenibile locale. Possiamo creare un’economia circolare ovunque ma le persone devono partecipare e sognare di poter cambiare la propria città”.

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