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Vita da mucca: niente pascoli verdi ma allevamenti lager

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La maggior delle vacche trascorre l’esistenza al chiuso, senza mai vedere i pascoli, non facendo altro che partorire e produrre latte. Del quale però buona parte della popolazione mondiale fa benissimo a meno.

di Mariangela Corrieri
presidente Associazione Gabbie Vuote Onlus Firenze

A proposito degli articoli di questi giorni in difesa del latte. Tutti noi sappiamo che ognuno difende i propri interessi e, nel difenderli, non si va tanto per il sottile. Ma una cosa è certa e incontestabile, senza bisogno di scienza, di mercato, di governo: il latte è  prodotto dalle femmine dei mammiferi, noi compresi, per i figli neonati della propria specie. Né per specie diverse né per gli adulti.

Quindi è logico chiedersi: perché fare uso del latte di mucca? Non è naturale. In molti Paesi questo non succede. Il 90% dei cittadini asiatici negli Stati Uniti, il 70% di quelli di origine africana e dei nativi americani e il 50% degli ispanici sono intolleranti al lattosio. Come può quindi essere definito fondamentale un alimento che larghe fette della popolazione mondiale non consuma?

Naturalmente inneggiano al latte soprattutto coloro che lo “producono” per guadagno, non le mucche!  Ma portare a sostegno della produzione i posti di lavoro sarebbe come sostenere le guerre per incrementare la produzione di armi. Perché? Perché le mucche non sono macchine ma esseri senzienti che trascorrono l’intera esistenza a partorire solo che, non appena partorito, vengono inseminate per ingravidarle di nuovo. Il vitellino viene strappato alla madre con grande dolore per entrambi, che si lamenteranno e si cercheranno invano per giorni.

In natura una mucca produce 7 lt di latte al giorno e vive 40 anni. Negli allevamenti intensivi produce 27 lt. di latte al giorno con un enorme sforzo fisico. Questi miti animali sfruttati all’inverosimile vivono 4 – 5 anni per poi diventare inutili allo scopo, incapaci di sostenersi sulle zampe e di camminare si trasformano in “mucche a terra” e quindi trascinate al macello con catene e trattori.
La loro vita è una collezione di sofferenze. Sono quasi sempre munte meccanicamente e questo provoca mastiti con dolorose infezioni curate con antibiotici. In vari casi si può formare del pus che, è facile capirlo, finirà nel latte.
Un animale su due viene oggi allevato in allevamenti intensivi che rappresentano la principale causa di maltrattamento sugli animali nel mondo, secondo CIWF Italia Compassion in World Farming Onlus  https://www.ciwf.it/animali/mucche-da-latte/.

Se vogliamo sorridere si può consultare il video al link https://www.vegolosi.it/news/ora-del-latte-lav/ ma se vogliamo vedere la realtà che mette angoscia, che macchia la dignità dell’uomo perché ben lontana dalle immagini di pascoli verdi a perdita d’occhio, mandrie pacifiche, erba da brucare a volontà che la pubblicità ci fornisce, occorre avere il coraggio di guardare https://www.facebook.com/laverabestia/videos/10152521022532179/  –  http://www.laverabestia.org/play.php?vid=419  -https://www.youtube.com/watch?v=YxcNIj32Bq4. Oppure si può fare come Jay e Katja https://www.ioscelgoveg.it/allevatore-decide-di-non-allevare-piu-animali-per-la-carne/.

Queste non sono fake news. A tutti noi è dato discernere, scegliere, agire perché “il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che fanno male, ma a causa di coloro che stanno a guardare senza fare niente” (Albert Einstein).

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1 Commento

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  • PERCHE’ NON FATE UNA RACCOLTA DI FIRME NELLE PIAZZE . SO CHE MOLTI NON FIRMERANNO PERCHE’ VI LAVORANO MAGARI O SONO DIRETTAMENTE OD INDIRETTAMENTE RICONDUCIBILI ALL’AZIENDA MA SI PUO’ INTERPELLARE UN’AVVOCATO ANIMALISTA? NON VIENE RISPETTATO IL BENESSERE ANIMALE COME DA UNIONE EUROPEA…..MA TANTO SI STANNO “CONVERTENDO”.