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Apuane, ancora una cava sospesa per non aver rispettato le autorizzazioni

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Cava Tavolini nel Comune di Stazzema (foto Apuane Libere)

L’associazione Apuane Libere: “Richiesta di ripristino non ha senso. Chiediamo che la Regione Toscana intervenga e annulli queste concessioni”. 

 

Redazione
4 Luglio 2022

STAZZEMA (Lu) – Ancora una cava di marmo sospesa per “lavori in difformità”. Lo ha disposto il Parco regionale delle Alpi Apuane con l’ordinanza n. 5 del 29 giugno. Si tratta di Cava Tavolini, nel Comune di Stazzema, dove sono state scavate gallerie ed eseguiti scavi in aree che non erano state autorizzate dall’Ente Parco.

L’ordinanza fa riferimento alla legge regionale 19 marzo 2015 n° 30 “Norme per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale regionale” che all’articolo 64 recita: “… qualora sia esercitata un’attività in difformità dalle disposizioni della presente legge, dai piani, dai regolamenti e dai piani di gestione dei parchi regionali, dai regolamenti e dai piani di gestione delle riserve naturali, l’autorità competente (…) dispone l’immediata sospensione dell’attività medesima e ordina la riduzione in pristino, la risistemazione e l’eventuale ricostituzione dell’assetto morfologico e idrogeologico e delle specie vegetali e animali, con la responsabilità solidale del committente, del titolare dell’impresa e del direttore dei lavori”.

Soddisfatta l’associazione di volontariato Apuane Libere, che aveva segnalato gli abusi: “Dopo le nostre denunce ambientali – scrivono in un post – grazie all’opera dei nostri volontari e volontarie, corredate da foto e filmati il Parco ha deciso. Con l’ordinanza n. 5 vengono sospese le lavorazioni presso cava dei Tavolini, Stazzema, della cooperativa Condomini Lavoratori Beni Sociali di Levignani”.

Si tratta, spiega l’associazione, di “difformità morfologiche nella realizzazione delle gallerie e la realizzazione di due scavi, sempre in galleria”, in aree non autorizzate dal parco, con l’asportazione di grandi quantità di materiale”. Non sarebbe la prima volta che quest’azienda viene “pizzicata” a non rispettare le autorizzazioni.

Una semplice ordinanza di ripristino però, sostiene Apuane Libere, è un provvedimento troppo blando in casi come questo e non serve a impedire il ripetersi di simili abusi.
“Chiediamo con vigore che la Regione Toscana intervenga e annulli queste concessioni perché la semplice richiesta del parco delle Apuane di ripristino non ha nessun senso né farà da deterrente in futuro. Come è possibile ripristinare il danno oramai fatto, sono gallerie, con marmo già asportato e venduto? Inoltre devono essere fatte delle indagini speleologiche per conoscere se, nei nuovi scavi non autorizzati, non siano state intercettate delle falde acquifere”.

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