La legge regionale deve essere migliorata. Per questo sabato 11 gennaio a Firenze abbiamo convocato una grande assemblea del mondo ecologista e scientifico.
di Mauro Romanelli, presidente Ecolobby
7 gennaio 2025
Le associazioni che la scorsa estate hanno chiesto il confronto con la Giunta regionale e poi hanno partecipato agli incontri del tavolo indetto dall’assessora Monia Monni sul tema decisivo della definizione delle aree idonee alle energie rinnovabili in Toscana ringraziano l’assessora per la disponibilità al dialogo e i tecnici e i dirigenti della Giunta per il difficile lavoro svolto.
Il clima politico-culturale non è semplice e riconosciamo le difficoltà del contemperare diverse sensibilità e pressioni provenienti dalle direzioni più disparate.
Fatta questa doverosa premessa, se il testo restasse quello licenziato dalla Giunta Regionale non potremmo che considerare il risultato una grande occasione perduta per la Regione Toscana. Un testo che, oltretutto, risulterebbe troppo restrittivo sia in base alla direttiva europea RED III, sia rispetto al Testo Unico sulle rinnovabili licenziato dal Governo a fine anno e che, anche alla luce dell’atteso giudizio di merito del Consiglio di Stato sulla legge nazionale aree idonee, espone la Regione Toscana al rischio di vedersi bocciare le proprie normative.
La Legge regionale può e deve essere migliorata, e noi continueremo a chiederlo fino all’ultimo minuto utile. Non possiamo pensare che la Toscana acconsenta di farsi bloccare cedendo agli equivoci, alle piccole resistenze corporative, ai timori senza fondamento.
L’occasione di dare alla Toscana una legge migliore potremmo però ancora coglierla se il Consiglio Regionale decidesse di ascoltare le voci della scienza, dell’ecologismo che si misura coi fatti e coi numeri, del mondo produttivo e degli amministratori che hanno scelto il coraggio responsabile.
Per questo abbiamo convocato una grande assemblea del mondo ecologista e scientifico, delle organizzazioni di settore, delle forze politiche, sindacali, professionali, produttive, per chiedere al Consiglio Regionale della Toscana di ascoltarci e di fare un passo decisivo in avanti.
Ci troveremo sabato 11 gennaio 2025 al Circolo Arci di via Maccari a Firenze, a partire dalle ore 15.30.
Le nostre richieste e proposte:
1.È inaccettabile non definire aree idonee per l’energia eolica. L’energia eolica, (offshore e onshore) è un pilastro imprescindibile della transizione e soffre di un gravissimo ritardo sia in Toscana che a livello nazionale. Attualmente gli iter degli impianti sono patologicamente lunghi (8-10 anni) e anche far rientrare tali impianti nelle aree idonee li renderebbe soltanto un po’ meno contorti ma certamente non eccessivamente rapidi rispetto all’iter standard europeo di diciotto mesi.
Nelle nostre proposte di dettaglio mostriamo come si possano mettere questi impianti al servizio dei territori, ad esempio prevedendo che il programma di compensazioni territoriali di cui all’articolo 8, comma 4, del dlgs 190/2024 debba essere destinato dai Comuni alla realizzazione di comunità energetiche, prioritariamente partecipando direttamente a una parte dei parchi di cui si chiede l’autorizzazione.
2.L’agrivoltaico non può che nascere dalla collaborazione armoniosa tra agricoltore e azienda energetica, e non deve quindi essere ingessato in forme societarie rigide, che renderebbero sostanzialmente impraticabile il rischio finanziario per la stragrande maggioranza degli agricoltori nella nostra regione.
3.Occorre liberalizzare l’installazione del fotovoltaico sui tetti, rendendolo peraltro obbligatorio per le coperture dei parcheggi, delle scuole e degli edifici pubblici. La Regione deve stimolare i Comuni a rivedere i propri regolamenti edilizi, per molti versi anacronistici con il contesto storico che stiamo vivendo. In questo senso, la Regione deve rivedere il PIT e stimolare i Comuni a rivedere i propri regolamenti edilizi, che spesso negano di fatto la possibilità di installazione di rinnovabili, creando da subito un ‘Osservatorio’ che analizzi e valuti tali Regolamenti.
Saranno presenti
Assessore all’Ambiente Monia Monni, vicesindaca di Firenze Paola Galgani, Capogruppo Pd in Regione Vincenzo Ceccarelli (non sicuro), Rossano Rossi Cgil Toscana (da confermare), Massimo Cerbai CNA Piana fiorentina, Stefano Corsi Ordine Ingegneri Firenze, Attilio Piattelli presidente nazionale Coordinamento Free (coordinamento imprese energie rinnovabili e risparmio energetico), Simone Togni (presidente nazionale Anev, imprenditori eolici), Francesco Romizi Isde Medici per l’Ambiente, Stefano Ciafani (presidente nazionale Legambiente), Gianni Silvestrini (presidente nazionale Kyoto club), Fausto Ferruzza (presidente regionale Legambiente), Mariagrazia Midulla e Guido Scoccianti (WWF Italia), Fabio Roggiolani (Ecofuturo), Mauro Romanelli e Gaia Pedrolli (Ecolobby), Piero Mazzinghi (Laboratorio ambientale Mugello), Maurizio Lunghi (Pro Cer), Ugo Bardi (Energiaperlitalia), Grazia Galli (Progetto Firenze), Pietro Cambi (Aspo Italia), Lorenzo Ci (Transistor), Stephanie Brancaforte (Rinascimento Green), Tiziano Carducci (Fiab Firenze Ciclabile), Gianni Girotto responsabile nazionale Transizione Ecologica M5s, Dario Danti segretario regionale Sinistra Italiana, Elisa Meloni (Volt), un esponente di Più Europa
Le associazioni promotrici dell’evento
ASPO Italia, Associazione Progetto Firenze, Cittadini per l’Italia Rinnovabile, Ecofuturo, Ecolobby, Energia per l’Italia, Extinction Rebellion, FIAB Firenze Ciclabile, Fridays for Future Firenze, Greenpeace, ISDE Toscana, Kyoto Club, Laboratorio Ambientale Mugello, Legambiente, Pro CER, Rinascimento Green, Transistor e WWF Toscana.
A proposito dell’incontro tra cavallette verdi banconota impazzite dall’odore di affaroni sulla terra vergine toscana:
La Maremma rischia di diventare una banale zona industriale.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato un nuovo atto di intervento (9 gennaio 2025) nell’ambito del procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di centrale agrivoltaica con centrale di accumulo proposto dalla milanese EDPR Centro Italia PV s.r.l. in località Campigliola, nella Maremma grossetana di Manciano, al confine con il Lazio.
Il sito proposto per il progetto di centrale eolica insiste nella medesima zona degli analoghi
* progetto di centrale eolica proposta dalla San Nicola Energia s.r.l. (del pugliese Gruppo Hope) nella località agricola di Campo all’Olmo, in Val di Cornia, nella Maremma livornese, fra Campiglia Marittima e Piombino, nei confronti del quale il GrIG è intervenuto (19 dicembre 2024) con un atto di “osservazioni” nel relativo procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.);
* progetto per la realizzazione della centrale eolica “Pellestrina Wind” proposto dalla società veneta Pellestrina s.r.l. sempre in Val di Cornia, fra Campiglia Marittima, Piombino e Suvereto, nei confronti del quale il GrIG è intervenuto (12 novembre 2024) con un atto di “osservazioni” nel relativo procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.);
* progetto per la realizzazione della centrale eolica “Energia Sorano” della società romana Olsen Renewables Italy s.r.l. nella Maremma etrusca fra Sorano, Pitigliano, Ischia di Castro e Manciano, nei confronti del quale il GrIG ha effettuato (18 ottobre 2024) un atto di intervento nel relativo procedimento di V.I.A.;
* progetto di realizzazione del “Parco eolico Pitigliano” della società milanese Gruppo Visconti Pitigliano s.r.l. nelle località di Pian di Morrano e La Rotta, nei Comuni di Pitigliano e di Manciano, avverso il quale il GrIG ha già inoltrato (16 agosto 2024) un atto di intervento nel relativo procedimento di V.I.A.;
* progetto di realizzazione della centrale eolica “Pitigliano” sempre della società romana RWE Renewables Italia s.r.l. fra boschi, campi e macchia mediterranea al confine fra Toscana e Lazio, nei Comuni di Pitigliano, Sorano, Manciano (GR) e Onano (VT), nei confronti del quale il GrIG aveva già depositato (18 luglio 2024) un atto di intervento nel relativo procedimento di V.I.A.;
* progetto di realizzazione della centrale eolica “Rempillo” da parte di Sorgenia Renewables s.r.l.in località Rempillo, nel territorio comunale di Pitigliano, avverso il quale il GrIG aveva già depositato (12 febbraio 2024) un atto di intervento nel procedimento di V.I.A.
Un mega-progetto di centrale agrivoltaica, sei progetti di centrali eoliche per complessive 65 “torri” eoliche nella Maremma toscana, in una zona ricca di emergenze ambientali, archeologiche e storico-culturali, nonchè di grande richiamo turistico.
E sul settore turistico l’industrializzazione a fini energetici della Maremma avrebbe effetti semplicemente disastrosi, se ancora qualcuno non l’avesse capito.
Il progetto della società EDPR Centro Italia PV prevede un distesa di pannelli solari ad altezza minima di 1,30 metri dl suolo (per consentire il pascolo ovino) per una potenza nominale massima complessiva pari a 57,5 MW con un impianto di accumulo di 20 MW, poi linee elettriche di collegamento alla rete elettrica nazionale, viabilità, servizi elettrici, sbancamenti, cavidotti in zone ricche di corsi d’acqua e macchia mediterranea, come chiaramente indicato anche dal piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico (P.I.T.) della Toscana, come una visibilissima selva di acciaio fra la costa e l’interno della Maremma, coinvolgendo indirettamente perché a breve distanza siti rientranti nella Rete Natura 2000 (Sistema fluviale Flora-Olpeta, ZSC IT6010017) e la Riserva Naturale ‘Montauto’ (EUAP0391).
Presenza di vincolo paesaggistico nelle fasce spondali dei corsi d’acqua, la centrale agrivoltaica sorgerebbe ben dentro la fascia di rispetto estesa tre chilometri dal limite di numerose zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), posta dall’art. 6 del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022, in attesa della prevista individuazione delle aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, come previsto dal D.M. Ambiente 21 giugno 2024 (Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili).
Nessuna previsione di alcuna prestazione di fideiussione (art. 1936 cod. civ..) per eventuali danni all’ambiente e agli interessi pubblici nelle fasi di cantiere, di gestione dell’impianto e del ripristino ambientale (decommissioning).
Il GrIG ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di esprimere formale diniego alla compatibilità ambientale degli impianti industriali in progetto e ha informato, per opportuna conoscenza, il Ministero della Cultura, la Regione Toscana, la Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, il Comune di Manciano.
I motivi del “no” al Far West energetico.
Essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili non vuol dire avere ottusi paraocchi, non vuol dire aver versato il cervello all’ammasso della vulgata dell’ambientalismo politicamente corretto.
Ma non sono solo le associazioni e i comitati realmente ambientalisti a sostenerlo.
Qualche sintetica considerazione sulla speculazione energetica in corso in Italia è stata svolta autorevolmente dalla Soprintendenza speciale per il PNRR, che, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “… è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) … tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno … previsto … a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024)”.
Qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria.
Il fenomeno della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia, sui crinali appennnici.
In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 agosto 2024 risultano complessivamente ben 5.999 pari a 342,10 GW di potenza, suddivisi in 3.850 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 151,45 GW (44,27%), 2.017 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 107,82 GW (31,52%) e 132 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 82,83 GW (24,21%).
Un’overdose di energia potenziale che non potrebbe esser nemmeno esser consumata. Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti).
Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche, che – oltre ai certificati verdi e alla relativa commerciabilità, nonchè agli altri incentivi – beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento, il processo strategico fondamentale svolto da Terna s.p.a. per mantenere in equilibrio costante la quantità di energia prodotta e quella consumata in Italia: In particolare, riguardo gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili, “se necessario, Terna invia specifici ordini per ridurre o aumentare l’energia immessa in rete alle unità di produzione”, ma l’energia viene pagata pur non utilizzata. I costi del dispacciamento sono scaricati sulle bollette degli Italiani.
Inoltre, la Commissione europea – su richiesta del Governo Italiano – ha recentemente approvato (4 giugno 2024) un regime di aiuti di Stato “volto a sostenere la produzione di un totale di 4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili”. In particolare, “il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa. Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un totale di 4 590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione delle centrali varia da 31 a 60 mesi”.
Il costo del regime di aiuti in favore delle imprese energetiche sarà pari a 35,3 miliardi di euro e, tanto per cambiare, sarà finanziato “mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali”..
Insomma, siamo all’overdose di energia producibile da impianti che servono soltanto agli speculatori energetici.
Che cosa si potrebbe fare.
Dopo aver quantificato il quantitativo di energia elettrica realmente necessario a livello nazionale, sarebbe cosa ben diversa se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), mettesse a bando di gara i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.
Inoltre, come afferma e certifica l’I.S.P.R.A. (vds. Report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2023, Report n. 37/202)), è molto ampia la superficie potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sui tetti, considerando una serie di fattori che possono incidere sulla effettiva disponibilità di spazio (presenza di comignoli e impianti di condizionamento, ombreggiamento da elementi costruttivi o edifici vicini, distanza necessaria tra i pannelli, esclusione dei centri storici).
Dai risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da 757 a 989 km quadrati. In sostanza, si spiega, “ipotizzando tetti piani e la necessità di disporre di 10,3 m2 per ogni kW installato, si stima una potenza installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW”. A questa potenza, evidenziano i ricercatori dell’Ispra, si potrebbe aggiungere quella installabile in aree di parcheggio, in corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate; “ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che, sfruttando gli edifici disponibili, ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW”.
Energia producibile senza particolari impatti ambientali e conflitti sociali.
Che cosa può fare ognuno di noi.
Il GrIG in questi mesi più volte (l’ultima nel corso di un incontro fra l’Assessore Monni e le Associazioni ambientaliste lo scorso 21 novembre 2024) ha fornito al Consiglio regionale e ai vertici politico amministrativi della Toscana considerazioni e proposte che puntano all’utilizzo delle aree già compromesse (es. zone industriali, siti degradati, ecc.) e delle coperture di edifici industriali, commerciali, residenziali per il posizionamento specifico di pannelli fotovoltaici, così come suggerito da ricerche E.N.E.A. e I.S.P.R.A.
A un primo, necessariamente sommario esame, la recente proposta di legge regionale adottata dalla Giunta (deliberazione GR n. 2 del 2 dicembre 2024) di individuazione delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili (proposta di legge regionale+ redazione illustrativa, relazione tecnico-normativa, relazione tecnico-finanziaria, scheda aiuti di Stato, allegato 1) non sembra proprio sia sufficientemente garantista per la salvaguardia dell’incomparabile patrimonio storico-culturale e ambientale della Toscana.
Ora la proposta è all’esame del Consiglio regionale, il quale è chiamato a individuare adeguate fasce di rispetto ampie 5-7 chilometri di beni ambientali e storico-culturali e a puntare, in ogni caso, a quei tetti fotovoltaici (capannoni, edifici, parcheggi, ecc.) che possono benissimo consentire alla Toscana di raggiungere agevolmente la potenza aggiuntiva assegnata al 2030 pari a GW 4,250, cioè circa il doppio della potenza attualmente installata (GW 2,210).
Tuttavia, nessun cittadino che voglia difendere il proprio ambiente e il proprio territorio, salvaguardando contemporaneamente il proprio portafoglio, può lavarsene le mani.
Quanto sta accadendo oggi in Italia nell’ambito della transizione energetica sta dando corpo ai peggiori incubi sulla sorte di boschi, campi, prati, paesaggi storici del nostro Bel Paese.
Il sacrosanto passaggio all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (sole, vento, acqua) dalle fonti fossili tradizionali (carbone, petrolio, gas naturale) in assenza di pianificazione e anche di semplice buon senso sta favorendo le peggiori iniziative di speculazione energetica.
E’ ora che ciascuno di noi faccia sentire la sua voce: firma, diffondi e fai firmare la petizione popolare Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica!
La petizione popolare, promossa dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), si firma qui https://chng.it/MNPNNM9Q62. Ormai siamo ben più di 20 mila ad averlo già fatto.
Siamo ancora in tempo per cambiare registro.
In meglio, naturalmente.
p. Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
Stefano Deliperi
ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridicoweb.com