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Arpat Toscana, pericolo carenza di personale e scarsa tutela dell’ambiente

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I sindacati Arpat lanciano l’allarme: “Senza nuove assunzioni scarsa prevenzione ambientale e maggiori rischi per la salute pubblica”.

 

di Marcello Bartoli

Lo scorso novembre il Consiglio regionale aveva votato a maggioranza la riforma dell’Agenzia toscana per la Protezione Ambientale (LR 68/2019)“La nuova Arpat non sarà un ente ‘meramente strumentale della Regione’ – aveva dichiarato il presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli (Pd) – ma avrà personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia tecnico-scientifica, organizzativa, amministrativa e sarà comunque funzionale e di supporto strategico alle molteplici attività in tema ambientale della Regione”.

Tra le novità previste dalla nuova legge ci doveva essere il via libera all’aumento del personale dell’agenzia, diminuito del 17% dal 2010 al 2018 (da 771 a 637 dipendenti) e l’assunzione di circa 65 persone a tempo indeterminato nel prossimo triennio.

Secondo i sindacati però la realtà è ben diversa e lente ha registrato un nuovo calo del personale: alla fine del 2019 ha perso altre 17 unità e nei primi 6 mesi del 2020 altri 7 dipendenti sono andati in pensione senza essere sostituiti, nonostante le rassicurazioni della Regione Toscana.

“A dicembre dello scorso anno avevamo fatto una conferenza stampa per denunciare il pericolo di un ulteriore indebolimento dell’Agenzia – informano i sindacati in una nota congiunta – e avevamo chiesto un piano straordinario di assunzioni per evitare il tracollo, ma il nostro appello è rimasto inascoltato. Dopo l’emergenza sanitaria nazionale, durante la quale anche le attività dell’Agenzia sono rallentate, il pericolo di un depotenziamento dei controlli e della prevenzione ambientale è ancora più concreto e temiamo che i dati alla fine del 2020 siano i peggiori di sempre”.

L’Agenzia in 10 anni ha perso più di 150 tra tecnici della prevenzione, chimici, fisici, biologi, geologi, ingegneri e altro personale (-19%) e oggi tra comparto e dirigenza sono rimasti poco più di 630 operatori (amministrativi e precari compresi) con il compito di tutelare tutto il patrimonio ambientale della Toscana.

“In questi anni si sono perse competenze individuali e alcune specifiche professionalità – continuano i sindacati – e l’età media si è molto alzata. I pochi lavoratori operativi sono costretti a sobbarcarsi carichi di lavoro e responsabilità crescenti, non riuscendo a controllare porzioni di territorio sempre più ampie. Negli ultimi 5 anni (2014-19) il calo delle attività è stato evidente: ispezioni -10% con meno di 2,400 tra impianti e aziende; pareri emessi -20% circa; 10% di campioni analizzati in meno; controlli su emissioni in atmosfera -75%, impianti di gestione rifiuti -52%, rumore -67%, campi elettromagnetici -30%, scarichi industriali -49,6%”.

Il finanziamento regionale negli ultimi 5 anni è diminuito del 3,2%  e l’agenzia, nel solo 2019, ha dovuto restituire alla Regione quasi 2.150.000 euro perché non può investire in strumenti e personale quanto potrebbe e dovrebbe. “In Toscana nei prossimi anni sono previste importanti opere infrastrutturali (corridoio tirrenico, sotto attraversamento di Firenze, Darsena Europa del porto di Livorno) – concludono i sindacati -. L’unico modo per risolvere i problemi dell’Agenzia è un piano straordinario di assunzioni autorizzato e finanziato dalla Regione Toscana”.

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