Inquinamento

Associazioni No MultiUtility: “Urgono analisi PFAS nei depuratori toscani”

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Dati poco certi sulla presenza di PFAS negli scarichi e nei fanghi dei depuratori industriali consortili di Prato, del distretto conciario e in quelli di Veneri e Porcari.

 

A cura del Coordinamento toscano delle associazioni No MultiUtility
8 giugno 2023

Cresce giorno dopo giorno, anche in Toscana, la preoccupazione per la presenza nelle acque superficiali e nel sottosuolo delle sostanze perfluoroalchiliche denominate PFAS. Dopo il clamore della campagna mondiale di Greenpeace per la messa al bando di queste sostanze, veniamo a conoscenza che numerosi studi in materia sono disponibili da almeno 15 anni a livello planetario e che persino l’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana (1) e Arpat stanno rilevando la presenza di queste sostanze nelle acque superficiali e nella fauna ittica interna.

Siamo molto preoccupati. Mancano dati puntuali, per il momento solo annunciati: restiamo in ogni caso convinti che l’unico parametro accettabile per queste sostanze sia pari a zero. Ci uniamo quindi a chi ne chiede la immediata proibizione da parte dell’Unione Europea. I PFAS sono composti chimici utilizzati in numerose pratiche industriali. L’impiego principale è collegato alla loro capacità impermeabilizzante e ignifuga, particolarmente ricercata nelle produzioni tessili, conciarie e cartarie.

Un recente studio anglo-canadese (2) ha rilevato la presenza di queste sostanze nei fanghi di depurazione civili, imputandone la causa all’uso della carta igienica; tuttavia è noto e confermato da organismi ufficiali svedesi, cinesi e non solo (3), che la caratteristica idrorepellente di questi prodotti è utile per la produzione di carte patinate utilizzate per il confezionamento di incarti alimentari, popcorn, pizza, come pure per l’impermeabilizzazione di piatti, bicchieri e stoviglie di carta biodegradabili.

È di queste ore, tra l’altro, la notizia che tre grandi gruppi chimici statunitensi (Chemours, DuPont e Corteva) pagheranno quasi 1,2 miliardi di dollari per risolvere le richieste di risarcimento seguite all’accusa di aver contaminato fonti d’acqua in tutti gli Stati Uniti proprio con composti PFAS (4).

Alla luce di queste considerazioni, mossi dall’interesse per la salute pubblica e per l’integrità ambientale, chiediamo alla Regione di ordinare il campionamento e di effettuare analisi puntuali per ricercare queste sostanze negli scarichi e nei fanghi dei depuratori industriali consortili di Prato, del distretto conciario e in quelli di Veneri e Porcari adibiti alla depurazione dei reflui cartari. In questi ultimi due impianti esiste la possibilità di trovare conferma o smentita di una situazione che inquieta: mentre il primo impianto tratta oltre ai reflui cartari una considerevole quantità di reflui civili, il secondo è alimentato per il 98% del carico inquinante da reflui cartari. I risultati di questi controlli sarebbero in grado di chiarire la situazione.

Dopo la tragica esperienza del Keu, la tranquillità delle popolazioni e la salvaguardia del reddito di decine di migliaia di persone impongono un’assunzione di responsabilità, prima che – anche su questa materia – prenda posizione la magistratura per svolgere un ruolo di supplenza. Il rischio è troppo elevato per perdere tempo, ne va del futuro di tutta la Toscana.

Riferimenti

(1) Brunelli, Pfas, dati choc dall’Ars: “Residui nel 96 per cento dei campioni di acque monitorati”, 14 maggio 2023, Lucca in Diretta.

(2) Sostanze tossiche Pfas nella carta igienica, lo studio su 21 marche nel mondo, 15 marzo 2023, Sky tg24

(3) Synthesis paper on per and polyfluorinated chemicals, oecd.org

(4) Pfas, risarcimenti per quasi 1,2 miliardi di dollari da tre aziende chimiche, 3 giugno 2023, rainews.it

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