Rifiuti e riciclo

Azienda agricola sversa fanghi nel Pisano: cattivi odori e malori per i residenti

Spandimento di fanghi su un terreno agricolo (foto d'archivio)
Spandimento di fanghi su un terreno agricolo (foto d'archivio)
Si tratta di ‘gessi di defecazione’, fanghi da depurazione usati come fertilizzanti. Le analisi Arpat stabiliranno se sono stati violati i limiti di legge.

 

di Gabriella Congedo

SAN PIERO A GRADO (Pi) – Da qualche giorno si respira aria cattiva a San Piero a Grado, nel Comune di Pisa: una gran puzza e disturbi respiratori per i residenti. Il cattivo odore si sente soprattutto di notte e nelle prime ore del mattino. Da qui le sacrosante proteste dei cittadini.

ARPAT ha ricevuto le prime segnalazioni a partire dal 3 settembre. Dopo un primo sopralluogo il 5 settembre, che non ha dato risultati, il giorno dopo ARPAT ne ha fatto un secondo in un’azienda agricola in località Castagnolo, a San Piero in Grado, insieme ai Carabinieri Forestali di Pisa e all’Ispettorato Centrale Repressione Frodi Toscana-Umbria.

E questa volta l’origine del terribile odore è stata evidente: i ‘gessi di defecazione’, fanghi che l’azienda agricola (oltre 200 ettari) stava spargendo sui terreni come fertilizzanti. Il materiale proviene da una ditta di Brescia e al momento del sopralluogo c’erano tre camion in attesa di scaricarlo sul terreno. “Lo spandimento era effettuato direttamente sul terreno – si legge in una nota di ARPAT – senza alcun trattamento preventivo (aratura), mediante dispersione in aria e ricaduta; il terreno, per quanto riferito, sarebbe stato ricoperto entro le 24 h successive al trattamento; il materiale evidenziava un odore fecale piuttosto intenso e persistente, particolarmente acuto nella zona di dispersione”.
Con un’ordinanza urgente il 13 settembre il sindaco di Pisa ha sospeso lo spargimento di questo materiale, almeno fino a quando non si conoscerà l’esito delle analisi di Arpat.

Ma cosa sono questi ‘gessi di defecazione’ (il nome non promette nulla di buono) e più in generale i fanghi da depurazione, e in che modo i cittadini sono tutelati dalle leggi?
Lo sintetizza una nota di Legambiente Pisa: “I depuratori delle acque funzionano producendo scorie sotto forma di fanghi dove le sostanze inquinanti più stabili e resistenti al trattamento sono presenti in alte concentrazioni. (…) Lo Stato interviene con leggi e decreti per stabilire cosa si può fare con i fanghi da depurazione: definisce quelli pericolosi, che vanno trattati come rifiuti speciali, quelli non pericolosi che devono essere considerati sempre rifiuti e quelli derivati soprattutto da impianti di depurazione civili o “assimilati” che con ulteriori trattamenti fisico-chimici possono essere re-immessi nell’ambiente stabilendo i valori massimi delle sostanze più nocive che i fanghi possono contenere”.

Tra quelli che possono essere re-immessi nell’ambiente troviamo appunto i ‘gessi di defecazione’ che altro non sono che “il prodotto di un trattamento di sanificazione dei fanghi (con calce e acido solforico e/o altri reagenti e additivi)”, trattamento che però “non risolve in alcun modo né le problematiche di possibile contaminazione, né quelle sanitarie e di molestie olfattive che si riscontrano nella loro applicazione. Riteniamo, motivatamente, che la trasformazione in ‘gessi di defecazione’ non debba essere di per sé un processo che giustifica l’uscita dei fanghi dalla categoria di ‘rifiuto’ per trasformarlo in semplice ‘fertilizzante’ o ‘correttivo’ del suolo”.

Legambiente ricorda anche che la magistratura (Cass. III Pen. 16903/2015) ha stabilito che il gesso di defecazione rimane un rifiuto se depositato con modalità che di fatto sono uno smaltimento improprio. E’ quello che dovranno stabilire gli accertamenti sui campioni prelevati dall’azienda agricola. Si vedrà anche se la composizione del materiale rispetta i limiti di legge per l’uso agricolo.

Comunque vada, ci si può chiedere se è proprio necessario, magari in nome dell’economia circolare, spargere questi intrugli per aumentare la produttività dei terreni agricoli. Tanto più che, fa notare Legambiente, nel comune di Pisa una buona parte ricade nel Parco regionale di Migliarino – San Rossore -Massaciuccoli e forse sarebbe il caso di incentivare il biologico anziché trovarsi periodicamente a contrastare episodi come questo.
Dal letame nascono i fior, cantava Faber, ma dai fanghi?

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