Agricoltura

Crisi del pecorino, convocato tavolo d’urgenza dalla Regione

Foto da Cia Toscana
Foto da Cia Toscana
I grandi marchi non vogliono più il latte del pastori toscani e mandano le disdette. Cia Toscana: stiamo scontando anche la concorrenza della Sardegna.

 

Allevamenti ovini al collasso in Toscana. Il settore è oggi di fronte a una grave crisi di mercato: dopo l’escalation della crisi del prezzo del latte ovino che sta mettendo in ginocchio l’intera filiera del pecorino toscano, grandi nomi dell’industria lattiero-casearia (come Granarolo e Alival), hanno comunicato la disdetta dei contratti già stipulati. In pratica non vogliono più il latte dei pastori toscani. Una situazione particolarmente grave nelle province di Grosseto e Siena dove maggiore è la presenza della pastorizia. Così stanno chiudendo alcuni caseifici intermedi e la situazione si aggrava, e a cascata chiudono gli allevamenti, già stremati da anni di crisi.

Come aveva chiesto nei giorni scorsi la Cia Toscana, lunedì 26 novembre si terrà il tavolo di filiera del settore lattiero caseario convocato con urgenza dalla Regione. «Il latte viene pagato ai nostri allevatori come trent’anni fa – ha sottolineato il presidente di Cia Toscana Luca Brunelli – ma in più ci sono i costi della burocrazia e quindi siamo a rimessa. Per di più il settore sta scontando la concorrenza della pastorizia della Sardegna dove il latte viene venduto ai grandi caseifici a 20 centesimi in meno al litro».

Ma intanto agli allevatori stanno arrivando lettere di disdetta dei contratti di fornitura del latte: «Una situazione molto grave – ha aggiunto Valentino Berni, presidente Cia Siena – che vede a rischio l’intero sistema di pastorizia nella nostra Provincia e in altre aree della Toscana”.
A questo si aggiunge secondo Cia Toscana il problema dei predatori. Dei 4mila lupi presenti in Italia, spiega l’associazione, ben 600 sono in Toscana. Così le aziende sono costrette a spendere per recinzioni di difesa – non sempre efficaci – che rappresentano altri costi di produzione per gli allevatori oltre a danneggiare la bellezza del paesaggio e dell’ambiente.

Fonte: Cia Toscana

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