Rifiuti e riciclo

Dal 1° gennaio obbligatoria la raccolta differenziata del tessile, Italia prima in Europa

rifiuti tessili- Toscana-ambiente

I Comuni e i gestori dovranno attivare il servizio quanto prima. Ogni anno 663.000 tonnellate di rifiuti tessili finiscono in discarica o inceneriti.

 

di Iacopo Ricci

In Italia sta per scattare una piccola rivoluzione che ci vede primi in Europa. A partire da domani, 1° gennaio 2022, entra in vigore su tutto il territorio nazionale l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili previsto dal decreto legislativo n. 116/2020 . A livello europeo invece la raccolta differenziata di questa tipologia di rifiuto diventerà obbligatoria entro il 2025.

L’obiettivo è quello di diminuire l’impatto ambientale del tessile e incentivare il riutilizzo e il riciclo. Secondo le stime di ISPRA il 5,7% dei rifiuti indifferenziati è composto da rifiuti tessili. Si tratta di circa 663.000 tonnellate all’anno destinate a essere smaltite in discarica o negli inceneritori e che potrebbero essere, in gran parte, riutilizzate o riciclate.

Al momento la raccolta differenziata del tessile è organizzata solo parzialmente sul territorio nazionale e colmare, in breve tempo, le differenze tra regioni non sarà facile. Con l’obbligatorietà i Comuni e i gestori che non hanno ancora attivato questo servizio di raccolta dovranno farlo quanto prima e regolamentarlo al meglio, comprendendo sia gli indumenti che altri materiali tessili come la tappezzeria, le lenzuola, gli asciugamani e altri prodotti tessili che, per lo più, si trovano nelle nostre case.

Questo rischia di creare qualche problema, per esempio un aumento degli scarti non facilmente recuperabili che potrebbe far lievitare i costi di cernita e smaltimento, il che preoccupa non poco gli operatori del settore. In sostanza, con l’introduzione dell’obbligo di raccolta differenziata del tessile si teme l’arrivo sul mercato di maggiori quantitativi di rifiuti tessili tali da causare squilibri e un abbassamento della qualità.

Qualcuno ha già invocato una proroga, quantomeno parziale. Si chiede di limitare la raccolta, nella fase iniziale, ai soli abiti usati, in attesa che l’Europa definisca la propria strategia sull’economia circolare nel tessile.
Proroga o no, la strada maestra rimane il riciclo. Un esempio virtuoso ce l’abbiamo proprio in Toscana, a Prato, dove finisce il 15 % dei vestiti di tutto il mondo per essere trasformato in altri capi. Qui riciclo ed economia circolare non sono solo parole.

Fonte: Arpat