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Dalle Ande all’Italia, ecco la quinoa nostrana: si chiama “Quipu”

Paolo Casini, il docente di Agronomia che ha coordinato gli studi sulla pianta.
Paolo Casini, il docente di Agronomia che ha coordinato gli studi sulla pianta.
La varietà messa a punto dall’Università di Firenze dopo 20 anni di studi. Per le proprietà potrebbe interessare non solo il mercato alimentare ma anche quello farmaceutico ed erboristico.

 

FIRENZE, AREZZO – La quinoa, lo pseudocereale dalle elevate qualità nutraceutiche e privo di glutine che è diventato sempre più comune sulle nostre tavole, potrebbe presto diventare un prodotto “Made in Italy” grazie a una varietà adattabile alle nostre condizioni climatiche messa a punto dall’Università di Firenze.

Gli studi sulla quinoa da parte dell’Ateneo fiorentino iniziano dal 1999, quando il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali assume il coordinamento del programma “FAO-UNA-PERU American and European Test of Quinoa (Chenopodium quinoa)”.
In questi anni gli studi sono stati condotti presso il “Centro per il Collaudo e il Trasferimento dell’Innovazione” di Terre Regionali Toscane a Cesa, in provincia di Arezzo. Ed è qui che è nata “Quipu”, la prima quinoa italiana. Tutte le altre finora disponibili sul mercato hanno avuto origine da varietà importate per lo più dal Nord-Europa.

È importante – spiega Paolo Casini, il docente di Agronomia e coltivazioni erbacee che ha coordinato gli studi – che l’introduzione di questa specie non sia affidata esclusivamente alle varietà importate dall’Altopiano delle Ande, che sono incapaci di adattarsi al nostro fotoperiodo”. Il miglioramento genetico, spiega il professore, ha ridotto al massimo alcuni gravi problemi come la maturazione incompleta, che altera la qualità nutrizionale della pianta e rende più difficoltose tutte le operazioni di post raccolta.

Quipu – prosegue Casini – è caratterizzata da un ciclo precoce e da una buona tolleranza alla siccità. Caratteristica, questa, che la rende particolarmente interessante come coltura da introdurre, in semina di fine inverno, nelle rotazioni degli ordinamenti colturali non irrigui”.

La quinoa potrebbe quindi rappresentare per i nostri agricoltori un’interessante opportunità economica e agronomica destinata a occupare una fetta sempre più ampia di mercato in diversi settori: alimentare, ma anche farmaceutico, erboristico e nutraceutico.