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Darsena Europa a Livorno, Legambiente: compensazioni impossibili per i danni all’ecosistema

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L'area marina protetta di Calafuria, sulla costa livornese

L’associazione ambientalista: “I lavori sposteranno 15 milioni di m2 di sedimenti con possibile rischio soffocamento e contaminazione per le specie”.

 

Redazione
22 maggio 2023

LIVORNO – Un ecosistema ricco di vita e diversità è minacciato dalla movimentazione di sedimenti tossici durante i lavori per l’espansione del porto di Livorno. Milioni di metri cubi di materiale in sospensione che rischiano di soffocare specie preziose come la posidonia, le gorgonie, il corallo rosso, i tursiopi nelle vicine aree marine protette delle Secche della Meloria e di Calafuria. Non lontane anche le aree di nursery per la triglia e il nasello e quelle per la pesca dei bivalvi.

A richiamare l’attenzione su un altro punto critico del progetto Darsena Europa è Legambiente Toscana che continua il ciclo di approfondimenti dopo aver affrontato i rischi per il turismo balneare, erosione costiera e inquinamento (leggi qui l’articolo).
Questa volta l’associazione ambientalista mette il focus sull’impatto per gli ecosistemi: inquinamento chimico, fisico e biologico, torbidità dell’acqua, disturbo sonoro con danno alla flora e fauna marina e impatto sui delicati equilibri dell’ambiente marino senza che siano previste compensazioni per i danni ambientali ed economici.

Il progetto, fa notare Legambiente, non prevede alcun trattamento dei sedimenti scavati durante il lavoro ma solo la separazione della fase solida e liquida. Finirebbero quindi in mare acqua e sedimenti più fini e le correnti marine porterebbero la parte più sottile verso le Secche, dove la velocità diminuisce favorendo la sedimentazione in un ecosistema ricco.
Si stima una movimentazione di 15 milioni di metri cubi di sedimento, contaminati e in parte tossici; sarebbero quindi necessarie ricerche approfondite circa la probabile presenza di metalli pesanti e idrocarburi cancerogeni come il benzopirene. Un volume enorme che corrisponde a una volta e mezza la piramide di Cheope – spiega Giovanni Santangelo, professore di Zoologia che studia il corallo rosso nell’area di Calafuria da oltre 30 anni – Questo influirà sugli ecosistemi delle Secche della Meloria, del SIC di Calafuria e su quello dedicato alla tutela dei tursiopi”.

Nelle osservazioni presentate da Legambiente Toscana e dall’Ente Parco San Rossore – che ha analizzato la documentazione con la collaborazione del Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata di Livorno (CIBM) – si parla di una grande quantità di sedimenti che verranno messi in moto con i lavori e in parte riversati nella colonna d’acqua.
Abbiamo attirato l’attenzione sulle possibili conseguenze dei lavori sull’area marina antistante. La sospensione dei sedimenti, in particolare, non dev’essere sottovalutata perché potrebbe comportare un duplice effetto – spiegano dal CIBM di Livorno – Potrebbe causare il soffocamento della posidonia e danneggiare gli animali filtratori oltre a rendere biodisponibili i contaminanti che si trovano nei sedimenti”.

Le conseguenze potrebbero riguardare altre specie: “Il corallo rosso e le gorgonie avranno molta più difficoltà nel crescere a causa dell’aumento della sedimentazione. Soprattutto per quanto riguarda i nuovi individui, i sedimenti tendono a soffocarli rendendo più difficile il loro insediamento e la sopravvivenza degli adulti – continua il professor Santangelo – Il corallo rosso ha un gran valore naturalistico e turistico, infatti la sua presenza è stata alla base della recente istituzione del SIC di Calafuria”.

Quanto alle compensazioni ambientali, il progetto Darsena Europa prevede il trapianto di posidonia oceanica in un impianto sperimentale su un’area di 2.000-6.000 m2.meno di un campo da calcio.Una superficie minima rispetto alle possibili perdite – osserva Legambiente Toscana – e la mancanza di provvedimenti che rimuovano le cause di mortalità renderebbe inutile il trapianto i cui esiti sono, tra l’altro, incerti”.

Da non trascurare infine l’inquinamento sonoro: “I lavori causeranno un aumento dei rumori e delle vibrazioni che comporteranno certamente disturbo all’ecosistema del Santuario dei Cetacei”. Un problema non da poco per un’area marina protetta di 87.500 km² nel Mar Tirreno il cui patrimonio naturale è stato fortemente minacciato negli ultimi anni dall’aumento del traffico di merci (soprattutto pericolose) e di passeggeri che attraversano il Mediterraneo settentrionale.

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