L’obiettivo dello studio condotto dal Cnr è comprendere meglio le rotte migratorie di questa specie per sviluppare nuove strategie di conservazione.
Redazione
17 luglio 2025

SAN MARCELLO PITEGLIO (Pt) – Ha volato dall’Appennino pistoiese fino alla periferia di Firenze, poi si è diretto a Empoli e nell’entroterra urbano. Si chiama Ugo ed è il primo pipistrello in Italia a essere dotato di un geo-localizzatore satellitare. Il suo viaggio è iniziato dalla riserva naturale Oasi Dynamo nell’Appennino pistoiese e sta fornendo dati preziosi.
Nello specifico si tratta di un maschio di nottola di Leisler (Nyctalus leisleri), una specie migratrice che abita regolarmente i cieli sopra l’oasi. Ugo è stato protagonista di uno studio condotto dal CNR-IRET (Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri) con il contributo dei ricercatori Leonardo Ancillotto ed Emiliano Mori, in collaborazione con il Max Planck Institute tedesco e l’Oasi Dynamo.
“Come tutte le specie di pipistrelli in Italia – spiegano Leonardo Ancillotto ed Emiliano Mori – questi mammiferi sono autoctoni e in alcuni casi possono percorrere diverse centinaia di chilometri durante la migrazione fino a raggiungere i paesi dell’Europa dell’est, come la Polonia o la Russia. Generalmente sono le femmine a compiere gli spostamenti più lunghi ma anche gli esemplari maschi possono essere piuttosto intraprendenti”.
Seguire i loro spostamenti aiuta a comprenderne meglio le rotte migratorie per sviluppare nuove strategie di conservazione: “Individuare i pattern di migrazione – aggiungono i ricercatori – è fondamentale per capire come le aree di foraggiamento e gli spostamenti siano influenzati, ad esempio, dai cambiamenti climatici e dai pericoli urbani. Queste informazioni ci permetteranno di individuare e delineare le strategie più adatte a preservare queste specie”.
Il pipistrello Ugo è stato trovato in una delle batbox posizionate nell’Oasi. Il dispositivo di monitoraggio, una piastrina con una piccola antenna e GPS incorporato, è stato applicato alla nottola lo scorso 6 maggio. “Il sistema di tracciamento pesa circa un grammo – spiega ancora Ancillotto – e viene incollato sul dorso dell’animale con una colla chirurgica, non tossica. La batteria ha una durata variabile tra i 40 e i 60 giorni e trascorso questo arco di tempo la colla si secca e il supporto si stacca. Questo metodo ci consente di non dover ricatturare il pipistrello per rimuovere il dispositivo riducendo il carico di stress sull’animale”.
I dati vengono raccolti e inviati automaticamente una/due volte al giorno, si possono scaricare semplicemente accedendo al sito e inserendo il codice del GPS, fornito dal Max Planck Institute tedesco. Le informazioni ottenute consentono al team di ricerca di ricostruire il percorso compiuto dall’animale.
È così che si è scoperto che Ugo ha lasciato la faggeta dell’Appennino e ha attraversato paesaggi diversi, arrivando fino a Empoli, passando da Pistoia e sfiorando la periferia di Firenze. Un tragitto sorprendente, che dimostra quanto questi piccoli mammiferi possano spostarsi anche su lunghe distanze.
“Per ora abbiamo applicato il tag a un solo esemplare maschio – conclude Mori – ma speriamo di raccogliere set di dati più estesi. In particolare nei prossimi step vorremmo tracciare gli spostamenti delle femmine, che si spostano di più e consentirebbero di ricostruire in modo più chiaro il quadro delle rotte migratorie. Per ottenere indicazioni affidabili sulla specie sarebbe auspicabile riuscire ad applicare il tag ad almeno una ventina di pipistrelli. Siamo rimasti comunque sorpresi dalle informazioni utili che anche un solo individuo può restituire”.



















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