Il pubblico ministero Christine Von Borries ha chiesto pene che vanno da 2 anni e 6 mesi a 3 anni e 8 mesi per il filone aretino delle indagini.
Redazione
6 ottobre 2025
Con l’udienza dei giorni scorsi è entrato nel vivo il processo scaturito dall’inchiesta relativa allo scandalo del presunto smaltimento illecito del keu ricavato dai fanghi conciari provenienti dal distretto della pelle. Nelle carte dell’inchiesta sono 13 i siti ritenuti inquinati in Toscana, tra cui alcuni anche in provincia di Pisa e nel rilevato stradale con cui è stata costruita una parte della strada 429 nel Comune di Empoli.
Il keu – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – in uscita dell’impianto Aquarno di Santa Croce veniva conferito dal 2012 alla ditta Lerose di Pontedera che, nell’impianto accusatorio della Procura antimafia, lo riciclava in modo non conforme in riempimenti e sottofondi stradali perché avrebbe potuto rilasciare nel suolo e nelle acque solfati, cloruro e cromo. Invece sarebbe finito a tonnellate in mezza Toscana.
Il procedimento, ancora in udienza preliminare, vede contestati, a vario titolo, capi d’accusa che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale fino alla corruzione elettorale. Il Pubblico ministero Christine Von Borries ha ripercorso davanti al Giudice dell’udienza preliminare tutti i punti chiave dell’inchiesta Keu, delineando le singole posizioni e le responsabilità contestate e ha chiesto pene che vanno da 2 anni e 6 mesi a 3 anni e 8 mesi per quattro posizioni tutte appartenenti al filone aretino delle indagini.
Per tutti gli altri soggetti coinvolti nell’indagine della Procura antimafia di Firenze dovrà essere celebrato un processo. E’ iniziata nel frattempo anche la discussione delle parti civili che presentano il conto per i danni. La calendarizzazione davanti al Gup di Firenze Gianluca Mancuso è ancora lunga: si torna in aula il 17 ottobre, appunto ancora per la discussione, e poi il 31 per quella dei responsabili civili.
“Se non cerchi qualcosa, sei sicuro che non lo trovi. Ma il rischio che esistano siti orfani (ancora non individuati) contaminati da Keu è concreto – ha dichiarato Sergio Costa, già ministro dell’Ambiente, intervenuto a Empoli a un’iniziativa sulla questione -. Non si tratta solo di un pericolo ambientale ma di un rischio sanitario che può incidere sul Dna, con effetti anche sulle generazioni future”.


















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