Impatto (quasi) zero - di Laura Lop

Il bar dell’onestà

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Un locale incustodito dove si può bere e mangiare a piacimento pagando solo dopo aver consumato. Un messaggio che comunica: mi fido di te.

 

di Laura Lop

Ufficialmente siamo a un mese dall’inizio dell’estate e il calendario imporrebbe il risveglio di attività naturali ed umane.
In questo periodo di fioritura di piante e feste paesane, di (pochi) insetti svolazzanti e iniziative all’aperto, di stabilimenti balneari con le staccionate ripitturate che scalpitano per noleggiare ombrelloni e servire mojito, c’è un gran da fare anche per chi si occupa di vendere stoviglie come me.
Si passa dalla versione casual nel caos del centro cittadino alla maglietta smanicata per la più mite aria salmastrata dei litorali, all’aria condizionata della tale associazione, all’aria riscaldata della talaltra organizzazione.

In questa girandola di scenografie, sono finita la scorsa settimana all’interno di un residence a qualche chilometro dal mare, per la loro campagna a favore dell’eliminazione della plastica usa e getta. Un bellissimo luogo stellato, organizzato con una struttura centrale per l’accoglienza e tante dependance disseminate nel parco.

Parliamo di materiali compostabili, asporto caldo, bevande fredde, tutto regolare finché il direttore non mi dice: questa linea la mettiamo al nostro honesty bar.
Pausa. Al bar dell’onestà ?!? Quando qualcuno mi lancia con tanta naturalezza un termine di cui non conoscevo l’esistenza fino a un secondo prima, in genere ho due reazioni: se sono pronta, dichiaro subito l’ignoranza e risolviamo, se perdo l’attimo allora poi inizia uno sbilenco temporeggiare fino a che non riesco a riagguantare il filo del discorso.
In questo caso perdo l’attimo perché la posa da venditrice mi ingessa un po’ nel ruolo, ma il direttore probabilmente capisce e inizia a parlarmi di distributori e self service.

Honesty bar, un bar senza personale, incustodito, dove l’ospite può bere e mangiare a suo piacimento, servendosi da solo e lasciando il pagamento solo dopo aver consumato.
Rivoluzionario. Un messaggio che comunica – mi fido di te-, un’inversione di tendenza che scuote con una forte spallata l’atteggiamento del furbo sgraffignatore, di chi in albergo infila in valigia dalle saponette agli accappatoi perché tanto, si auto giustifica raccontandosela, sono compresi nel prezzo.
In questo piccolo bar dove si preferisce servire con l’usa e getta viene tolta ogni forma di plastica, che sia cannuccia o coppetta, mettendo a disposizione materiali compostabili e perfino della linea design, ossia, che siano anche belli.

Non riesco a trattenere la domanda: ma davvero tutti alla fine pagano? Funziona rimettersi all’onestà delle persone?
Secondo le analisi provenienti dai vari honesty bar sparsi in tutta Europa, il bilancio sembra addirittura più che positivo perché, per un cliente che non rispetta i patti, la maggioranza si comporta correttamente. Certo si perde il contatto umano tra chi serve e chi compra un servizio ma, considerando l’allestimento isolato di questo angolino ristoro, la pace è garantita, e riuscire a far funzionare una struttura dove la coscienza civica degli ospiti è essenziale merita il mio chapeaux.
Generalmente questi bar si trovano negli hotel di alto livello ma non è automatico che in luoghi di lusso ci siano ospiti educati e rispettosi, non tutto può essere comprato con i soldi, l’onestà è uno di quei valori non in vendita.

 

Laura Lo Presti vive sulle colline del Montalbano, circondata dalla Natura e dai suoi gatti. Attivista ambientale per passione, collabora con il Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori (www.rifiutizerocapannori.it) e con Ekoe società cooperativa (www.ekoe.org) per la commercializzazione di stoviglie e imballi ecologici.