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Marco Beneforti, Wwf Pistoia e Prato: questione pesticidi senza risposte

Da sinistra Marco Beneforti e Francesco Mati.
Da sinistra Marco Beneforti e Francesco Mati.
Più di tre anni fa abbiamo presentato una proposta di legge di modifica all’attuale norma regionale sull’uso di fitofarmaci e diserbanti, ma è rimasta chiusa nei cassetti della Regione.

 

di Marco Beneforti, presidente Wwf Pistoia e Prato

Apprendo dai giornali che il dottor Francesco Mati, presidente del Distretto Vivaistico Pistoiese, chiama in causa le associazioni ambientaliste, dichiarando che sarebbero poco “propositive” sul fronte della riduzione dei pesticidi.  

Vorrei confortarlo dicendo che, pur senza il favore di telecamere e giornali, la nostra associazione, esattamente tre anni e mezzo fa, con il tramite di un gruppo di minoranza del Consiglio Regionale, presentò una sua proposta di legge di modifica all’attuale norma regionale in materia di utilizzo di fitofarmaci e diserbanti  nelle aree agricole ed extra agricole.

Tale proposta, che resta ben chiusa nei cassetti della Regione, prevede, senza estremismi e con molto spirito propositivo, tutta una serie di cose: corretto utilizzo di diserbanti, geodisinfestanti, disseccanti ed erbicidi in genere, prescrizioni sanitarie, obbligo di tempestiva comunicazione all’ASL, corretto utilizzo del registro dei trattamenti, distanze minime da rispettare nei giorni di diserbo rispetto alle case, alle riserve naturali,  alle strade, ai laghi, ai pozzi di acqua e di salvaguardia in generale, poste in prossimità delle zone di trattamento, delimitazione fisica delle aree di trattamento, con tanto di previsione di multe e sanzioni e diverse altre cose.

Al di là delle alternative, quel che spesso manca è la disciplina e le regole del corretto utilizzo di presidi sanitari in agricoltura.  
A livello nazionale, il Wwf Italia sta invece lavorando, con tutta una serie di altri soggetti, alle osservazioni al PAN, Piano di Azione Nazionale dei Pesticidi di cui cito una su tutte, ovvero l’importanza che il PAN richiami quanto indicato letteralmente negli art. 1 e art. 4 comma 1 della Direttiva 2009/128/CE dove viene posta particolare attenzione alla promozione di approcci o tecniche alternative, quali le alternative non chimiche ai pesticidi, al fine di ridurre la dipendenza dall’uso dei pesticidi medesimi. Questi obiettivi strategici generali dei Piani di Azione come definiti dalla Direttiva 2009/128/CE sono infatti trascurati o non adeguatamente posti in evidenza nel testo proposto per il PAN.

Come potrà quindi verificare il dottor Mati, il Wwf sta lavorando con proposte, sia a livello locale che nazionale, nell’ottica di una effettiva riduzione dell’uso dei pesticidi in agricoltura, problema che si sta sempre più aggravando e che viene percepito come reale da un sempre maggior numero di persone.

La domanda che però pongo io al dottor Mati è diciamo opposta: cosa ha prodotto il famoso “tavolo di concertazione” tra decine di soggetti (locali e regionali) che è stato istituito, se non erro, più di un anno e mezzo fa? Ci sono delle proposte serie, effettive, condivise, oppure si è parlato dei massimi sistemi? E come si pongono le associazioni di categoria, di cui è rappresentante, rispetto alle nostre proposte?

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  • Sono Francesco Mati, mi sarebbe piaciuto di più un confronto diretto su questo tema che posso riepilogare così: noi vivaisti siamo controllori della salute vegetale dei nostri vivai, sansionabile in caso di mancata profilassi. Aumentano i parassiti grazie alla globalizzazione. Gli strumenti che abbiamo a disposizione autorizzati dal Ministero Per La Salute Pubblica sono pochi e talvolta obsoleti. Ciò che sto affermando è che non possiamo utilizzare agrofarmaci per coltivazioni alimentari perché non consentiti nel settore florovivaistico. Se alla nostra richiesta di utilizzare molecole più moderne e sostenibili si unisse anche la voce degli ambientalisti avremo più possibilità di essere ascoltati. Quando vuole sono a sua disposizione anche per mostrarle tutto quanto stiamo facendo per migliorare la sostenibilità delle nostre produzioni.