Inquinamento

Peggiora la salute delle acque sotterranee in Toscana, il monitoraggio Arpat

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Pubblicato il report per il triennio 2016-2018, esaminati 65 corpi idrici in 435 stazioni di monitoraggio. Quelli in stato chimico “scarso” volano dal 18 al 31%.

 

di Gabriella Congedo

Lo stato di salute delle acque sotterranee in Toscana non brilla affatto, anzi è peggiorato negli ultimi anni. La brutta notizia arriva dai risultati – appena resi noti da ARPAT – del monitoraggio chimico dei corpi idrici sotterranei nel triennio 2016-2018.
Per corpo idrico, spiega l’agenzia, si intende “un volume distinto di acque sotterranee contenute da una o più falde acquifere”. Nel triennio 2016-2018 Arpat ha esaminato 65 corpi idrici in 435 stazioni di monitoraggio, prelevato 1.995 campioni ed eseguito 154.368 analisi. Alla fine del triennio ha elaborato una media per ciascuna delle 435 stazioni.

info-mat-800Risultato: lo stato chimico di falde e sorgenti è cambiato decisamente in peggio rispetto al triennio precedente (2013-2015). Diminuiscono dal 23 al 18% i corpi idrici classificati in stato “buono”, dal 23 all’11% quelli in stato “buono fondo naturale”. Parallelamente aumenta la percentuale dei corpi idrici in stato “buono scarso” locale (dal 36% al 40%) così come la percentuale assoluta dello stato “scarso” che vola dal 18 al 31%.

Ma non è tutto. Arpat ha ricalcolato le classificazioni delle acque sotterranee in un arco temporale più ampio, dal 2002 al 2018, e le ha confrontate con le precipitazioni medie annue sul territorio regionale. Ha trovato conferma il peggioramento progressivo per il triennio 2016-2018, ma l’agenzia regionale ha rilevato anche “una evidente correlazione tra periodi con forti precipitazioni e incrementi dello stato scarso”. In pratica, la ricarica della falda che avviene con le piogge comporta un maggior trasferimento di inquinanti dalla superficie al sottosuolo.

E sugli inquinanti che passano nel sottosuolo Arpat fornisce una notizia buona e una cattiva: quasi la metà dei corpi idrici analizzati vedono diminuire la concentrazione di nitrati, derivati per lo più dalle attività agricole; in compenso aumentano inquinanti diffusi e persistenti come tricloroetilene (+13%), tetracloroetilene e triclorometano (+14%).

Tra i corpi idrici sotterranei già considerati “a rischio” si conferma la cattiva qualità della falda nelle aree industriali e fortemente urbanizzate (Firenze, Prato) e in aree ad alta vocazione agricola come la Valdichiana. In questi ultimi casi, spiega l’agenzia,la contaminazione ha origine da fitofarmaci e nitrati. E qui, come si può vedere, niente di nuovo sotto il sole.
Il report completo si può consultare sul sito www.arpat.toscana.it

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