Rinnovabil-mente - di Mauro Romanelli

Perché sostenere l’auto elettrica è politicamente strategico. Senza se e senza ma

auto elettrica ricarica Toscana-ambiente

Sul piano ambientale non c’è partita. E l’abbinamento delle colonnine di ricarica al fotovoltaico può essere il perno di una rivoluzione di sistema.

 

di Mauro Romanelli, presidente associazione Ecolobby

Una recente ricerca di mercato spiega che gli italiani si stanno convincendo dell’auto elettrica, ma che una parte non residuale di cittadini continua a credere che in fondo essa non sia una scelta che porta così tanti benefici ambientali per via delle batterie, dell’estrazione del litio e “perchè se poi l’energia elettrica la produciamo col carbone si sposta soltanto l’inquinamento ma non lo si elimina”.

Molti sottolineano anche che è ingannatrice l’idea di sostituire le auto endotermiche con le elettriche senza cambiare il modello di mobilità, prevedendo uno spostamento dell’utenza verso la mobilità dolce (pedonalità, bici) e verso il trasporto collettivo pubblico.
Un pubblico meno ecologicamente impegnato sottolinea invece i costi, le tempistiche e le incertezze della ricarica, l’autonomia.

Intanto è bene ribadire che tra auto elettrica e auto a combustione, sul piano ambientale, non c’è proprio paragone.
Le analisi sul ciclo di vita (considerando quindi estrazione dei materiali, litio compreso, e smaltimento finale di tutta l’auto, più le batterie) dicono che già oggi, con l’attuale mix elettrico europeo (ovvero quanta energia elettrica proveniente dalla rete viene prodotta da rinnovabili, carbone, gas, nucleare, ecc) le auto elettriche hanno un impatto del 65%-70% inferiore rispetto a quelle tradizionali.
La partita non c’è, quindi, sul piano dell’efficienza ecologico/energetica e il distacco non potrà che aumentare, essendo destinata a incrementare la quota di eolico e fotovoltaico.

Ma soprattutto sono enormi i vantaggi sulla qualità della vita urbana.
Con l’auto elettrica si azzerano le polveri sottili, l’inquinamento da oli esausti, l’emissione non solo di CO2 ma anche di ossido di carbonio, ossidi di azoto e ossidi di zolfo, componenti responsabili ogni anno di migliaia di tumori, ictus, allergie, asme, e scusate se è poco.
E che dire dell‘azzeramento del rumore? Siamo immersi in un inquinamento acustico devastante, a cui ci siamo assuefatti ma che produce danni biologici, neuronali e psicologici notevolissimi.

Il non uso della combustione per generare energia motrice è poi davvero una rivoluzione, che migliora la qualità della guida e abbatte di moltissimo il bisogno di manutenzione dell’auto.
E’ proprio l’abbattimento delle spese di manutenzione e il minor costo di una ricarica rispetto a un pieno di benzina che risponde almeno parzialmente anche al tema del costo: insomma, si investe di più nell’acquisto, ma poi si spende molto meno nella gestione.

Certo l’investimento per l’acquisto è ancora abbastanza elevato in media: probabilmente scenderà quando incrementeranno i numeri dei veicoli elettrici circolanti, con le economie di scala.

Sul tema della ricarica si muovono molte cose: a parte la previsione di investimenti su colonnine di ricarica pubbliche previsto nel Pnrr, Stellantis ha recentissimamente annunciato un massiccio intervento, a brevissima scadenza, con l’installazione di quindicimila stazioni di ricarica per veicoli elettrici in ospedali, scuole, aeroporti, stazioni ferroviarie, porti, hotel, ristoranti, centri sportivi, aree shopping, grande distribuzione.
Inoltre sempre il mercato privato offre il sistema della ricarica domestica, con adattamento alla rete tramite wallbox e app da scaricare per trovare i punti ricarica più vicini in ogni momento e/o controllare da remoto la ricarica al tuo wallbox domestico tramite smartphone.

E qui si giunge al punto politicamente strategico per cui l’auto elettrica può essere il perno di una rivoluzione di sistema.
Sì, perchè il wallbox che ricarica l’auto o la colonnina pubblica stanno molto bene abbinati a un pannello fotovoltaico e la ricarica dell’auto può integrarsi perfettamente in una logica di autoconsumo intelligente dell’energia rinnovabile prodotta sul posto: quando il mio pannello fotovoltaico produce in eccesso può ricaricarmi l’auto, o ricaricare l’auto del vicino, in una logica di comunità energetica locale.

È stata, sempre in questi giorni, annunciata la nascita della filiera italiana del riciclo delle batterie al litio: l’uso delle batterie per auto che si prevede dopo il fine vita è proprio quello di essere riutilizzate come accumulatori domestici di energia rinnovabile prodotta sul posto.

Insomma l’auto, ma anche la bici o il monopattino elettrici, convengono ancora di più se sono dentro una logica di conversione complessiva in senso rinnovabile, e quindi possono accelerarla. Per questo sono politicamente strategici, e da sostenere senza remore.
Del resto anche la sacrosanta rivendicazione di aumentare il trasporto collettivo vede l’elettrificazione del parco bus come soluzione principe, quindi non è certo un obiettivo in contrasto, anzi va in tutto e per tutto di pari passo.

Mauro Romanelli

 

Mauro Romanelli – Laureato in Biologia, genetista, si è occupato anche di economia ambientale, è stato responsabile Istruzione dei Verdi italiani e segretario dei Verdi della Toscana, assessore provinciale e consigliere regionale. Ha lavorato nel campo dell’assistenza alle persone con disabilità.
Nel 2019 ha fondato l’Associazione Ecolobby.







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