Dopo una sentenza della Corte d’Assise di Vicenza la Regione Veneto ha annunciato un’indagine epidemiologica. I Vigili del Fuoco i più esposti.
di Marcello Bartoli
16 ottobre 2025
Sono i Vigili del Fuoco i lavoratori a essere più esposti ai PFAS attraverso il contatto con le loro divise, i dispositivi di protezione individuale (DPI) e gli schiumogeni antincendio. Si tratta di “inquinanti eterni” non presenti in natura e prodotti dalle attività umane, utilizzati in numerosi processi industriali e per la realizzazione di molti prodotti di uso comune.
Come già evidenziato nel 2023 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), organo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’esposizione professionale dei Vigili del Fuoco è stata classificata come cancerogena per gli esseri umani. Anche il calore generato durante gli incendi può aumentare il rischio di assorbimento delle sostanze tossiche attraverso la pelle.
Lo scorso marzo aveva fatto scalpore la notizia di un possibile legame tra gli PFAS e la morte di quattro vigili del fuoco di Arezzo, tra ottobre 2022 e dicembre 2023, avvenuta a causa di un gliblastoma di IV grado, una neoplasia cerebrale. L’ipotesi era nata dopo la pubblicazione di una ricerca effettuata su 135 Vigili del Fuoco americani ai quali erano stati trovati nel sangue elevati valori di PFAS ritenuti cancerogeni.
E’ in Veneto però che si registra il più grande caso di inquinamento da PFAS. Quest’estate è stata emessa la sentenza con cui la Corte d’Assise di Vicenza ha condannato alcuni ex manager della società Miteni, colosso chimico che produceva i PFAS che hanno contaminato una falda acquifera, la seconda più grande d’Europa. Le Mamme No PFAS, che da tempo si battono affinché sia fatta luce sul tema, hanno esultato per il primo grado di giudizio.
La Regione Veneto ha annunciato così un’indagine epidemiologica nell’area rossa, quella più colpita dall’inquinamento, che ha colpito i territori delle province di Vicenza, Padova e Verona. La Rete Zero PFAS Toscana ha reso pubblici i dati delle proprie analisi a inizio agosto: “Queste sostanze sono presenti nella quasi totalità dei campioni ma la Regione Toscana non interviene con la fermezza dimostrata da Veneto e Piemonte”.


















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