Rifiuti e riciclo

Pietra tombale sull’inceneritore di Scarlino, la Giunta toscana ha deciso

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Approvata all’unanimità la mozione di Toscana a Sinistra che impegna la Giunta a interrompere la procedura di valutazione di impatto ambientale dell’impianto.

 

SCARLINO (Gr) – L’inceneritore di Scarlino è arrivato a fine corsa. Il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità nella seduta di oggi la mozione di Toscana a Sinistra in cui si chiede alla Giunta di prendere atto della sentenza del Tribunale di Grosseto che inibisce la prosecuzione dell’attività dell’inceneritore, mettendo in pratica una pietra tombale sull’impianto.

Agli inizi di maggio la Regione Toscana aveva avviato per la sesta volta una nuova procedura autorizzativa, dopo che le precedenti cinque autorizzazioni all’esercizio erano state annullate dalla giustizia amministrativa. Ultima la sentenza del Tribunale di Grosseto del dicembre 2019, confermata poi dalla Cassazione che aveva respinto il ricorso della Scarlino Energia. La società avrebbe progettato un revamping delle camere di combustione e delle linee di incenerimento.

Soddisfatto il capogruppo di Toscana a Sinistra Tommaso Fattori, che aveva chiesto una discussione urgente dell’atto per fermare il nuovo procedimento autorizzativo. “E’ grave che la Giunta abbia ignorato la sentenza del tribunale di Grosseto che imponeva di fermare l’attività dell’inceneritore a causa dei potenziali danni alla salute della popolazione. L’impianto era già stato dichiarato fuori legge dal Consiglio di Stato con una sentenza inappellabile. La pervicacia con cui si vuol andare avanti a tutti i costi, ignorando le sentenze della magistratura, è criminale e oggi il Consiglio regionale ha ribadito con fermezza che l’impianto deve essere fermato per sempre”.

Secondo Fattori la scelta dell’incenerimento è sempre la peggiore tra le soluzioni possibili perché non chiude affatto il ciclo dei rifiuti ma trasforma l’atmosfera “in una discarica avvelenata priva di confini”.
“Nel caso di Scarlino si tratta anche di una scelta tecnologicamente pericolosissima dato che l’impianto non ha mai rispettato le caratteristiche strutturali previste dalla normativa nazionale per abbattere le diossine in uscita dalle camere di post-combustione – conclude il consigliere -. Al posto dell’inceneritore deve sorgere una ‘fabbrica dei materiali’ per il recupero di materia dai rifiuti, una soluzione razionale e in grado di dare molta più occupazione e reddito dell’incenerimento. È questa la nuova filiera circolare da costruire, le cui basi e precondizioni sono la raccolta porta a porta e la tariffa puntuale”.

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