Inquinamento

Rosignano, la Solvay prova a porre rimedio al disastro ambientale

Philippe Kehren, presidente della divisione Soda Ash & Derivatives di Solvay.
Philippe Kehren, presidente della divisione Soda Ash & Derivatives di Solvay.

Presentato un piano da 15 milioni di euro per rimediare agli sversamenti in mare di gesso, calcare e metalli pesanti bioaccumulabili.

 

di Marcello Bartoli
18 settembre 2022

ROSIGNANO (Li) – Negli ultimi 80 anni lo stabilimento Solvay, dedito alla fabbricazione della soda, ha causato l’inquinamento del tratto di costa a sud dell’abitato (le cosiddette Spiagge bianche formate dagli scarichi dell’adiacente industria chimica). Per il 90% si tratta di calcare cotto e finemente tritato e per il 10% circa di cloruro di calcio.
Il sito, secondo l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), è tra i 15 tratti costieri più inquinati del Mediterraneo a causa degli “sversamenti di gesso e calcare, metalli pesanti bioaccumulabili quali mercurio, arsenico, cadmio, cromo e piombo”.

Risalgono al febbraio 2021 due esposti presentati alla procura di Livorno contro la Solvay: il primo curato dal deputato M5s Francesco Berti, dalla consigliera grillina Silvia Noferi e dall’avvocato Vittorio Spallasso,  il secondo da Berti insieme a Giuseppe Bivona, cofondatore del fondo internazionale di investimento Bluebell Capital Partners.  Entrambi gli esposti contestavano lo sversamento in mare negli anni di almeno 13 milioni di tonnellate di metalli pesanti.

Un anno dopo non era passato inosservato che il Ministero della Transizione Ecologica avesse rinnovato l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) alla multinazionale, permettendole di continuare così a realizzare prodotti chimici nello stesso stabilimento e a sversare i residui della produzione in mare per altri 12 anni, con un limite di 250.000 tonnellate l’anno. Il decreto, risalente al gennaio di quest’anno, aveva confermato l’AIA anticipando di cinque anni la sua scadenza naturale prevista per il 2027.

A marzo il fondo Bluebell Capital Partners aveva presentato ricorso al Tar della Toscana per l’annullamento del decreto. Lo stesso era stato sottoscritto anche da WWF Italia, Project Zero, dalla onlus Medicina Democratica e da numerosi cittadini di Rosignano, guidati dall’ecologista Maurizio Marchi.

La Solvay ha fatto sapere nei giorni scorsi di voler mettere in campo un piano d’azione da 15 milioni di euro per ridurre le emissioni di calcare del 20% nel 2030 e del 40% entro il 2040. “Siamo impegnati nel migliorare costantemente la sostenibilità dei nostri processi” ha dichiarato Philippe Kehren, presidente della divisione Soda Ash & Derivatives di Solvay.  Ogni sei mesi Solvay dovrebbe fornire alle autorità competenti un aggiornamento sui progressi del piano, che si spera possa essere sufficiente a risolvere gli effetti dell’inquinamento causato fino a oggi. Sarà necessario comunque mantenere alta l’attenzione, sia a livello locale che nazionale e internazionale.

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