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Spreco alimentare in aumento per hotel, ristoranti e bar nell’ultimo anno

Sprechi alimentari in aumento con la pandemia: l'indagine del Sant'Anna di Pisa

Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: “Lockdown e restrizioni sono stati decisivi per far aumentare lo spreco di alimenti del settore Horeca”.

 

PISA – Si stima che, ogni anno, un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo dell’uomo vada sprecato, soprattutto nei Paesi ricchi. Una gran parte direttamente dai consumatori, il resto, e non è poca cosa, durante tutto il processo di produzione degli alimenti. In termini di impatto ambientale si tratta di un problema enorme che comporta un grandissimo spreco di risorse.

È stata presentata alla Camera dei Deputati la ricerca a cura dell’Osservatorio METRONOMO, commissionata da METRO Italia alla Scuola Superiore Sant’Anna, per stimare quali e quanti sono stati gli sprechi alimentari nel settore del “fuori casa”. L’attenzione si è concentrata sulla filiera agroalimentare, quindi sui fornitori dell’Horeca (Hotellerie Restaurant Catering) che, trovandosi con i clienti fermi per molto tempo a causa della pandemia da Covid-19, sono stati costretti a fronteggiare il possibile spreco di alimenti prodotti in eccesso.

“Come METRO Italia siamo impegnati da anni sul fronte dello spreco alimentare – afferma Marco Cosi, responsabile localismi e ultrefresh di METRO Italia – con il duplice obiettivo di trasformare le nostre eccedenze in donazioni e di aiutare i nostri clienti, i professionisti dell’Horeca, a ridurre gli sprechi alimentari in ogni fase del loro business anche con consigli e soluzioni pratiche. Pur avendo riscontrato purtroppo un aumento dello spreco, dobbiamo sottolineare come moltissime aziende siano riuscite a riorganizzare la propria produzione e soprattutto le modalità di proposta al mercato, ad esempio adeguando i formati dei packaging e dimostrando dinamismo di fronte a uno scenario in continua evoluzione”.

“Il dato che emerge in modo evidente – aggiunge Fabio Iraldo della Scuola Superiore Sant’Anna – arriva da quel 26,18% di intervistati che dichiara di aver gettato più cibo nel 2020 e per questi produttori si osserva un incremento significativo (tra il 5 e il 15%) dello spreco. Le cause? Sicuramente i lockdown e le restrizioni sul mercato dei consumi fuori casa che hanno costretto i produttori, laddove possibile, a spostarsi su segmenti di mercato alternativi, non sempre facili e immediati da individuare. Rilevanti anche gli impatti diretti sulle loro attività, come la complessità nel gestire il personale e la logistica in uno scenario incerto e in costante cambiamento”.

Alcuni risultati. Nel 42% dei casi considerati sono stati ottimizzati i packaging e nel 28% sono stati introdotti nuovi formati con minori quantità di prodotto; inoltre per il 23% delle aziende è stata anche l’occasione per proporre confezioni più sostenibili. Il tema del packaging è importante soprattutto se si considera che il 30% delle aziende dichiara di aver ricevuto maggior richiesta di prodotti confezionati. Il 60% dei produttori dichiara che è fondamentale effettuare consegne con volumi ridotti di prodotto. Questo comportamento è aumentato del 21% rispetto al pre- pandemia. Si assiste invece a un ritardo nell’uso di applicazioni digitali che favoriscano la rivendita di prodotti in mercato secondari. Se ne serve solo il 25% degli intervistati. Maggiori dettagli sulla ricerca sono disponibili a questo link.

Fonte: Scuola Superiore Sant’Anna

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