Ecosistema

Tartarughe marine, cosa NON fare quando si individua una traccia

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Foto da www.tartamare.org

I consigli dell’associazione tartAmare di Grosseto per non rischiare di compromettere le uova e la sopravvivenza dei nidi.

 

GROSSETO – La stagione di nidificazione delle tartarughe marine è in pieno svolgimento e anche sulle coste toscane, come avviene ormai da qualche anno, sono apparsi i primi nidi e numerose tracce di emersione.
Sono sempre più numerosi i volontari, molti dei quali hanno seguito appositi corsi di formazione, che si svegliano all’alba e perlustrano con grande impegno le spiagge per cercare di individuare le tracce lasciata da mamma tartaruga.

Sino ad ora le segnalazioni di tracce di emersione sulla spiaggia o di tartarughe che escono dal mare per cercare di deporre sono state numerose, il che è buon segno. Ma se capitasse a noi di individuare una traccia siamo sicuri di sapere cosa fare e, soprattutto, cosa NON fare? Perché l’entusiasmo può indurre a compiere errori clamorosi e irreparabili.

Mentre abbiamo parlato molto del riconoscimento delle tracce di emersione delle femmine in deposizione e delle modalità con cui deve avvenire il monitoraggio delle spiagge – spiegano gli esperti dell’associazione tartAmare di Grosseto – ci siamo resi conto di esserci soffermati forse troppo poco sulle fasi immediatamente successive all’individuazione della traccia, che tuttavia sono cruciali per la sopravvivenza dell’eventuale nido”.
Ecco i loro consigli.

Cosa si deve fare

La primissima cosa da fare se si pensa di aver trovato una traccia di emersione è segnalarla immediatamente chiamando il 1530 e, qualora se ne conoscano i contatti, un’associazione che si occupa di tutela dei nidi di tartaruga marina in quella zona specifica.
Per quanto riguarda la parte di costa toscana che va da Principina a Mare fino a Marina di Pisa la competenza appartiene a tartAmare, che può essere avvisata al numero 338 4876614.
È fondamentale poi mettere in sicurezza tutta l’area circostante la traccia, evitando che le persone la cancellino camminandoci sopra, fino all’arrivo del personale scientifico, che dovrà interpretare la traccia e procedere con la verifica della presenza delle uova.
Il ruolo del volontario, pur se fondamentale, si ferma a questo punto.

Cosa NON si deve fare

Tutte le operazioni successive, che servono a verificare l’effettiva esistenza di un nido, devono necessariamente essere svolte da personale specializzato e autorizzato.
È quindi assolutamente vietato, per chiunque non disponga di una specifica formazione scientifica e di un’autorizzazione del MiTE (Ministero della Transizione Ecologica), tentare di scavare alla ricerca delle uova, così come manipolare le uova stesse.

A differenza di quel che potrebbe sembrare a un occhio inesperto, lo scavo mirato alla verifica della presenza di un nido è un’operazione tutt’altro che facile che, se condotta nel modo sbagliato o da persone non formate, può rendere impossibile il ritrovamento delle uova, comportando così l’impossibilità di confermare la presenza del nido.

Altro rischio di operazioni svolte da personale improvvisato e non autorizzato è quello di compromettere la sopravvivenza del nido stesso. Le prime ore successive alla deposizione sono infatti estremamente delicate per le uova che devono essere approcciate e, qualora sia necessario, manipolate solo da personale esperto.

Ricordiamo infine che le tartarughe marine sono animali a rischio di estinzione protetti dalla nostra legislazione, per questo motivo la manipolazione sia di esemplari che di uova è soggetta ad autorizzazione specifica e nominativa da parte del MiTE.
Chiunque, pur non disponendo di autorizzazione, si trovi a manipolare uova di tartaruga marina è passibile di denuncia e punibile con sanzioni penali.

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