Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

Un premio dell’UE per il biologico (e alcuni luoghi comuni da sfatare)

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Pochi controlli, prodotti costosi, tecniche agronomiche stravaganti. Ancora troppi pregiudizi su un settore che invece andrebbe sostenuto di più.

 

di Sandro Angiolini

logo-eu-organic_800pxTra le tante notizie che ogni settimana toccano argomenti ambientali ne ho scelta una un po’ insolita: si tratta di un premio per i migliori attori della filiera dei prodotti biologici, a vari livelli (agricoltori, trasformatori, distributori). Non posso fornirvi il link per parteciparvi perché occuperebbe quasi metà di questa pagina, ma se digitate su un motore di ricerca le parole “European Economic and Social Committee” assieme a “EU Organic awards” ci arrivate facilmente.

Come intuite si tratta di un’iniziativa promossa pochi giorni fa da un organismo dell’Unione Europea, che ha di recente concluso una consultazione pubblica sul suo Piano d’Azione per promuovere l’agricoltura biologica in tutti gli Stati membri.
Questa novità mi fornisce l’opportunità di provare a sfatare una serie di pregiudizi /luoghi comuni che interessano il settore. Eccone alcuni tra i più frequenti:

i controlli sui prodotti biologici sono insufficienti e poco seri: di sicuro non si può controllare il 100% della produzione, ma in ogni Paese c’è una catena di più controlli ben organizzata, anche se è vero che molti di essi sono soprattutto formali e meno sostanziali; ma anche incrociare delle fatture aiuta a capire se ci sono delle frodi. In ogni caso, leggendo le statistiche degli esiti di questi controlli, la % di prodotti “taroccati” è molto bassa (in Italia mediamente inferiore al 2%;

i produttori biologici non sono più bravi degli altri, e alcune tecniche dell’agricoltura bio sono proprio strane: questa è una nomea che riguarda essenzialmente il settore dell’agricoltura biodinamica, periodicamente oggetto di incredibili attacchi da parte di chi si considera il “vero esperto”. Senza entrare troppo nel merito come agronomo: se una tecnica di coltivazione o allevamento rispetta le norme vigenti europee in materia non si capisce perché debba essere criminalizzata, pur strana che possa sembrare.

i prodotti biologici costano troppo cari: dipende. Dipende da dove si comprano, da quali si comprano, da quanti se ne consumano, etc. Personalmente trovo che i costi di farina, biscotti, yogurt, marmellate, vino e spesso formaggi non sono maggiori del 20% rispetto a un analogo prodotto convenzionale della stessa qualità. Sì, perché non ha senso confrontare un prodotto bio con uno convenzionale venduto al minor prezzo nella catena di supermercati più economica in circolazione: i prodotti bio sono mediamente di migliore qualità per contenuto di alcune sostanze nutritive.

i prodotti biologici non si trovano facilmente: era vero fino a qualche anno fa, oggi quasi tutti i supermercati ne hanno un’apposita sezione, e il numero di mercatini locali con produttori bio presenti è aumentato.

Chiediamoci piuttosto una cosa: è giusto che, come avviene adesso, siano gli agricoltori e i trasformatori biologici a sostenere un costo aggiuntivo per certificare la propria produzione rispettosa dell’ambiente, o non sarebbe più logico che fossero tutti gli altri a pagare un po’ di più per la loro, che lo è meno?
Buona domenica (e se qualche impresa toscana poi vince uno dei premi me lo faccia sapere!).

 

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.

Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.