Ecosistema

“Una strage di alberi non proteggerà dal fuoco le pinete grossetane”

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Il GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane – torna a denunciare il Piano antincendi della Regione Toscana: “Dietro agli incendi dolosi ci sono, quasi sempre, interessi economici”.

 

A cura del GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane

GROSSETO – Il GUFI, Onlus che unisce cittadini e associazioni impegnati nella difesa del patrimonio boschivo) commenta le affermazioni di Davide Bartolini, segretario del Circolo PD di Marina di Grosseto, che con le sue dichiarazioni pubblicate su “Il Tirreno” del 31 maggio può instillare nella popolazione un’insensata paura delle nostre foreste e in particolare delle Pinete Litoranee Grossetane, da lui descritte come a forte rischio incendio.

Il GUFI sottolinea innanzitutto che i dati, contenuti nello stesso Piano Antincendi Boschivi (AIB), dimostrano come l’andamento degli incendi nelle Pinete grossetane sia paragonabile al resto d’Italia: le pinete non sono a forte rischio incendio e la popolazione non ha nulla da temere.
I dati inoltre dimostrano che la quasi totalità degli incendi è causata dall’uomo. Gli alberi non bruciano da soli per autocombustione e non possono essere accusati di provocare incendi, motivandone così la strage.

Gli incendi colposi si possono prevenire con campagne informative e monitoraggio delle zone a rischio, mentre dietro agli incendi dolosi ci sono, quasi sempre, interessi economici. Chi vuole quel terreno per costruire un hotel o farci un pascolo? Chi vuole guadagnarci per bonificare, tagliare e venderne il legname (gli alberi bruciati mantengono fino a un 70% di potere calorico) e piantare nuovi alberi? Chi vuole che siano stanziati ingenti fondi antincendio per potervi accedere? Chi ha interesse che il denaro “giri in un certo modo”? E possono girare anche “mazzette”? Se sì, come? Come possiamo contrastare questi interessi economici, come possiamo tenere lontano chi appicca il fuoco dai generosi fondi pubblici stanziati per il patrimonio boschivo?

Queste sono le domande – scomode – che deve farsi chi voglia davvero fare prevenzione antincendio per proteggere le nostre foreste. Una strage di alberi non proteggerà le Pinete dal fuoco: si limiterà a rovinarle irrimediabilmente, con la morte di piante e animali, tra cui molte specie protette. Discorso analogo per il sottobosco, demonizzato ad arte: la verità scientifica è che cespugli e rovi sono importanti per la biodiversità, ma sono importantissimi anche in chiave antincendio perché aumentano la conservazione dell’umidità nel suolo e nell’aria e inoltre rallentano eventuali inizi di incendio riducendo la velocità del vento. Il sottobosco protegge dagli incendi – come spiega un documento di 60 docenti e ricercatori universitari inviato nel 2017 al Comune di Grosseto.

Da tutto questo risulta chiaro che il Piano AIB non porta a una vera prevenzione antincendio ma solo a una devastazione delle Pinete e ne ricordiamo i numeri: il taglio di tutti i pini marittimi; il taglio da 100 a 120 pini domestici per ettaro, distanziando le chiome di almeno 2 metri; il taglio dell’80% del sottobosco; l’apertura di molti viali parafuoco; l’utilizzo del fuoco prescritto.
Manca qualunque riferimento alle cause reali degli incendi boschivi e alla prevenzione attiva, formando e dispiegando uomini e mezzi (droni, elicotteri, autobotti, forze dell’ordine).

L’unica soluzione proposta è la distruzione delle Pinete stesse, in totale contrasto con la moderna letteratura scientifica nel campo delle scienze forestali e in spregio alla sopravvivenza delle numerose specie di piante e animali, molte delle quali protette, che abitano questo ecosistema prezioso.
Per non parlare della follia del “fuoco prescritto”: dare fuoco prima, uccidendo intenzionalmente piante, animali, biodiversità. A chi può giovare, se non a chi riceverebbe altissimi compensi per farlo?
Per quanto riguarda i (pochi) pini malati di Matsucossus, possono essere salvati con gli adeguati interventi fitosanitari: molto meglio che uccidere tutti i pini marittimi, compresi quelli sani, per evitare che si ammalino.

Il GUFI quindi continua a opporsi al Piano AIB, che non solo è gravemente inadeguato per i motivi sopra descritti, ma è inoltre privo della Valutazione Ambientale Strategica e quindi a nostro avviso irregolare.
Il GUFI rinnova infine la domanda a cui nessuno finora ha voluto dare risposta: qual è il destino previsto per la grande quantità di legname che risulterebbe dai tagli del Piano AIB? Se, come dice il Piano stesso, il legno di pino ha scarso valore commerciale, qual è il possibile mercato per il legno dei nostri alberi più belli? Forse le centrali a biomassa, come ce ne sono molte in Toscana? Crediamo che i cittadini abbiano il diritto di sapere e pensiamo che qualunque replica debba partire da una risposta a questa domanda.

Il Piano AIB deve essere ritirato con effetto immediato e sottoposto a sostanziali revisioni, concordate con noi e altri esponenti del mondo scientifico e tenendo conto dell’importanza ecologica dell’area e del valore culturale, storico e paesaggistico delle Pinete.
A questo scopo il GUFI si appella ai cittadini, chiedendo loro di firmare la petizione “Salviamo le Pinete Grossetane” sul sito Change.org. Per finire rispondiamo a Davide Bartolini: concentriamo tutti i nostri sforzi contro coloro che si arricchiscono col “sistema incendi” e proteggiamo al massimo la pineta. In questo momento di emergenza climatica le nostre foreste vanno protette e aiutate a crescere, non certo tagliate. Questa è la vera responsabilità di ognuno di noi: quella verso la legalità e verso le generazioni future.

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