Ecosistema

Università di Firenze, mappati 20.000 Dna per difendere le farfalle

Università di Firenze, mappati 20.000 Dna per difendere le farfalle

Il team di Leonardo Dapporto ha impiegato dieci anni per avere la raccolta completa dei profili genetici delle farfalle europee.

 

FIRENZE – Una delle possibilità che le specie hanno di sopravvivere ai cambiamenti climatici è far ricorso alle risorse genetiche che già possiedono, in modo che almeno una parte degli individui possa adattarsi nel nuovo ambiente che si sta creando. Mappare la diversità genetica delle popolazioni è fondamentale per la conservazione delle farfalle e di tutti quei servizi ecosistemici che rendono possibile la nostra stessa esistenza su questo pianeta.

E’ stato il team internazionale coordinato da Leonardo Dapporto, ricercatore dell’Università di Firenze, a creare la raccolta completa dei profili genetici delle farfalle europee. Una libreria di dati, basata su oltre 20.000 sequenze di Dna mitocondriale, che permette di conoscere e difendere la biodiversità degli insetti e gli ecosistemi in cui vivono. I ricercatori ne danno notizia sulla rivista Communications Biology di Nature.

“La nostra è probabilmente la più completa raccolta al mondo per un intero gruppo animale – racconta Dapporto –. Ci sono voluti più di dieci anni, durante i quali abbiamo sequenziato un piccolo segmento del Dna che porta con sé molte informazioni sulla specie e la storia delle popolazioni, il Dna mitocondriale, talmente rapido da estrarre rispetto all’analisi genetica completa e così altamente informativo da essere stato definito Dna-barcoding, un vero e proprio codice a barre identificativo delle circa 500 specie di farfalle che vivono in Europa”.

Lo studio ha confermato, dati alla mano, che le regioni europee meridionali possiedono una maggiore diversità rispetto a quelle settentrionali e quindi rappresentano il serbatoio per la biodiversità di questi insetti.

“Durante le glaciazioni l’Europa centro settentrionale era coperta da ghiaccio e la vita delle farfalle era impossibile – prosegue il ricercatore -. Alla fine delle glaciazioni le farfalle hanno potuto colonizzare le regioni settentrionali. Ma non tutta la ricchezza genetica accumulatasi nell’Europa meridionale è migrata al nord, solo quella piccola parte appartenente agli individui che, casualmente, si sono mossi verso le nuove aree rese disponibili dal ritiro dei ghiacci. Questo fenomeno, descritto come southern richness and northern purity e verificato grazie alla nostra ricerca, ci dice che nell’Europa del sud la biodiversità, fondamentale per l’adattamento e la sopravvivenza delle farfalle, è più alta”.

Le informazioni raccolte dai ricercatori sono la premessa per le azioni di monitoraggio, destinate a valutare lo stato di salute delle popolazioni di farfalle e degli altri insetti impollinatori, che proprio in quest’ultimo anno sono partite in tutti i Parchi nazionali italiani, anche con il coinvolgimento dell’unità di ricerca coordinata da Dapporto.

Fonte: Università di Firenze

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