L’associazione denuncia di non aver ancora ricevuto risposta in merito all’analisi dei Pfas nell’acqua destinata al consumo umano.
Redazione
18 dicembre 2024
BARGA (Lu) – I PFAS (composti Poli e perfluoroalchilici) sono utilizzati in numerosi processi industriali e vengono definiti “inquinanti eterni” per la loro stabilità chimica impossibile da degradare. Possono percorrere lunghe distanze nell’ambiente (attraverso l’aria, l’acqua, la polvere), entrare nella catena alimentare e persistere anche nell’organismo umano senza subire alcuna degradazione.
Hanno effetti nocivi sul fegato, sulla tiroide, provocano obesità, infertilità e cancro, sono interferenti endocrini e possono essere trasmessi dalla madre al nascituro durante la gravidanza e con il latte materno durante l’allattamento, come accade anche per le diossine.
L’associazione La Libellula ha raccolto l’invito di molte altre associazioni che operano in Toscana per sensibilizzare cittadini e amministratori locali sul problema dei Pfas, la cui presenza è stata riscontrata in molte acque della regione: “In Italia – spiegano – manca una legge nazionale che vieti la presenza di Pfas nelle acque potabili e l’agenzia regionale di protezione ambientale (ARPAT) attualmente monitora solo alcune molecole di questa numerosa famiglia”.
Secondo i dati ARPAT del 2022 i Pfas sono presenti in oltre il 76% delle acque superficiali e nel 36% delle acque sotterranee. Nelle acque superficiali si stima un superamento tra il 31 e l’87% rispetto agli standard di qualità ambientale (SQA). Questi dati sono confermati anche da analisi indipendenti fatte da Greenpeace sul torrente Pescia e il rio Frizzone rilanciate non molto tempo fa anche dalla trasmissione Report di Rai3.
La Libellula informa di aver richiesto già da alcuni mesi ai sindaci di tutti i Comuni della Valle del Serchio di:
– richiedere al gestore del servizio idrico e Asl di riferimento di quantificare i Pfas presenti nell’acqua destinata al consumo umano nel territorio di competenza e di analizzare l’acqua potabile, o l’acqua in bottiglia, erogata nelle scuole pubbliche presenti nel Comune;
– rendere pubblici integralmente i risultati delle analisi e farne capillare pubblicità attraverso tutti i canali istituzionali per aumentare la consapevolezza della popolazione circa la qualità dell’acqua consumata;
– richiedere alla Regione Toscana di varare un piano di monitoraggio capillare su tutto il territorio regionale al fine di accertare il reale stato di contaminazione delle acque destinate al consumo umano.
“Ad oggi non abbiamo alcun riscontro da nessuna delle amministrazioni locali riguardo allo stato delle nostre richieste – concludono i referenti dell’associazione – nemmeno da quelle direttamente interessate dalle analisi di Greenpeace. Sappiamo bene quanti siano i problemi contingenti che gli amministratori locali si trovano ad affrontare quotidianamente ma non possiamo che ribadire con forza che questo problema è di una gravità enorme e rischia, se sottovalutato, di emergere drammaticamente quando ormai sarà troppo tardi per intervenire”.
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