Ecosistema

Vecchi argini addio, in Val di Pesa il fiume si riprende (finalmente) i suoi spazi

fiume argini Pesa Toscana-ambiente
I nuovi argini in costruzione sulle due rive, arretrati di circa 150 metri

Un intervento di rinaturalizzazione sta restituendo a un tratto della Pesa quello che per tanto tempo gli è stato sottratto dall’uomo.

 

di Gabriella Congedo

MONTELUPO FIORENTINO, LASTRA A SIGNA (Fi) – Quello che sta accadendo in Bassa Val di Pesa non è cosa di tutti i giorni: in un’ampia area suddivisa tra i Comuni di Montelupo Fiorentino e Lastra a Signa si sta lavorando per restituire al torrente Pesa gli spazi che gli sono stati sottratti dall’uomo. In una parola, lo si sta rinaturalizzando. Gli argini si allontanano dal fiume e, mentre si rafforzano le difese degli insediamenti umani con arginature a ridosso, il restante territorio viene lasciato alle dinamiche fluviali.

Un’operazione controcorrente. Per molti anni i fiumi sono stati trattati come cavalli selvaggi da imbrigliare: li abbiamo costretti in arginature di cemento, ne abbiamo modificato il corso, siamo arrivati persino a cancellarli dalle carte geografiche infilandoli sottoterra. La nostra fame di territorio non ha conosciuto limiti e oggi sempre più spesso i fiumi ci presentano il conto.

Ovviamente non si può tornare indietro quando di fronte a un corso d’acqua ci sono case e fabbriche. In questo caso però c’erano le condizioni per rimediare agli errori del passato. Gli insediamenti più vicini– il borgo di Turbone in riva sinistra e la centrale Snam, che fornisce gas a mezza Toscana, in riva destra – sono abbastanza arretrati rispetto al fiume. Nel mezzo, terreni agricoli privati che è stato possibile espropriare e riportare al Demanio regionale.

Impensabile anche solo pensare a un intervento del genere se ci fossimo trovati, per dire, nel Chianti Classico o tra i vigneti del Brunello di Montalcino. “Un combinato disposto di circostanze fortunate, un’area libera con un fiume vicino, ci sta permettendo di recuperare un po’ di naturalità in una delle zone più belle della Toscana” spiega Marco Bottino, presidente del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno. Tra le concause favorevoli, non ultima il sostegno incondizionato del Contratto di Fiume della Pesa, l’organismo che riunisce i soggetti interessati alla tutela del corso d’acqua di cui fanno parte anche nove amministrazioni comunali.

Da sin. Francesco Piragino, Responsabile unico di procedimento, Marco Bottino, presidente del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno e Pietrantonio Tassielli, direttore dei lavori.
Da sin. Francesco Piragino, Responsabile unico di procedimento, Marco Bottino, presidente del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno e Pietrantonio Tassielli, direttore dei lavori.

 

Gli interventi in corso sulla Pesa sono due, sia in riva sinistra (Montelupo) che in riva destra (Lastra a Signa). Li ha presentati a finanziamento l’Autorità di Distretto dell’Appennino settentrionale (ex Autorità di Bacino); al Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno è affidata la progettazione e l’esecuzione dei lavori. Si chiamano interventi win win e sono finanziati dal ministero della Transizione Ecologica perché perseguono un duplice scopo: mitigano il rischio idraulico restituendo spazio al fiume invece di chiuderlo in spazi sempre più stretti.

In pratica i nuovi argini del fiume sono stati arretrati fin dove era possibile e ricostruiti ex novo. In questo modo si è creato un corridoio ecologico di circa 150 metri per ciascuna riva. Dal lato di Montelupo una spalletta rinforzata da pali di ferro proteggerà il Mulino di Turbone e, più in alto, il tracciato della superstrada Firenze-Pisa-Livorno. Stessa cosa in riva destra (Lastra a Signa) dove un altro imponente terrapieno, ormai terminato e in attesa di essere ricoperto d’erba, circonda come un anello la centrale Snam. Servirà a difendere dalle piene più importanti anche la pieve millenaria di Sant’Ippolito che si trova poco più su, al di là la strada provinciale.

E i vecchi argini stretti sul torrente? I progettisti del Consorzio hanno trovato il modo di renderli permeabili con delle brecce e opere di presa in modo che la Pesa, varcandoli, potrà allargarsi gradualmente nei nuovi spazi senza far danni né al paese né alla centrale. A quel punto sarà il fiume a decidere come riconformare questi terreni depositando i suoi sedimenti da una parte, erodendo dall’altra.
Nel dettaglio, come ci illustra l’ingegner Pietrantonio Tassielli, direttore dei lavori, dal lato Montelupo al posto del vecchio argine che bloccava il fiume sono stati posati grandi massi di pietra che permettono il passaggio dell’acqua; sulla riva opposta lo sbarramento costruito dalla centrale Snam per proteggersi dalle esondazioni è stato tagliato in due punti affinché il fiume abbia un punto di entrata e uno di uscita.

Decisamente un bel cambio di prospettiva rispetto al passato. “In questi anni ho imparato che il torrente ha, come tutte le cose viventi, un istinto di autoprotezione esteso anche a tutte le forme di vita che gli girano intorno – dice Lorenzo Nesi, assessore all’Ambiente di Montelupo e coordinatore dei Comuni firmatari del Contratto di Fiume – Basta dargli spazio e lasciarlo in pace. Invece quasi sempre gli sforzi che fa per mantenere il suo equilibrio vengono azzerati per difendere gli insediamenti umani. Donando alla Pesa spazi così ampi permetteremo al fiume di autoregolarsi e forse lo saprà fare molto meglio di noi”.

Una grande parte dell’area liberata di qua e di là dal fiume, abbassata di parecchi metri, è destinata a formare delle aree umide quando il torrente uscirà dall’alveo o semplicemente con le prime piogge. Piccole oasi dove, si spera, troveranno casa piante e animali tipici di questi habitat. Ma saranno il fiume e la natura a decidere.
Quel che è certo invece è che il cantiere è a impatto ambientale zero. “Niente cemento, solo terra e pietra – spiega il Responsabile Unico di Procedimento, l’ingegner Francesco Piraginoe lo stesso materiale di scavo viene riutilizzato per costruire i nuovi argini”.

PesaCerto fa un po’ strano immaginare scenari di zone umide ora che la Pesa è ancora in secca dalla fine di giugno. Il fenomeno si ripete tutti gli anni (leggi qui l’articolo) quando alla siccità estiva si aggiungono i troppi prelievi, sia autorizzati che abusivi. Siamo ormai in in autunno inoltrato e di acqua ce n’è pochissima. Ma le piogge arriveranno e a quel punto si vedrà cosa succede. “Siamo tutti curiosi – riprende Lorenzo Nesi – e con i tecnici del Consorzio ad ogni sopralluogo ci promettiamo vicendevolmente che alla prima piena importante saremo lì, vicino alle opere di presa, per vedere cosa la Pesa deciderà di fare di questi nuovi spazi che le vengono restituiti”.

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