Non solo analisi ma ricerca di soluzioni concrete. Massimo Del Bubba coordina il progetto Waterpath per affiancare le politiche ambientali europee.
Redazione
14 maggio 2025
FIRENZE – In Toscana lo stato chimico delle acque superficiali è buono solo per il 55%. Le criticità riguardano soprattutto le sostanze chimiche, PFAS e microplastiche e i relativi possibili impatti sulla salute pubblica. E’ quanto emerso nei giorni scorsi durante la quarta edizione del Forum Energia Toscana organizzato da Legambiente Toscana.
Qualche soluzione potrebbe arrivare anche dalla ricerca. L’Università di Firenze sta coordinando un gruppo internazionale di partner accademici, industriali e scientifici con l’obiettivo di affrontare la contaminazione chimica delle acque e i suoi effetti sulla resistenza antimicrobica. Il progetto europeo di cui l’Ateneo fiorentino è capofila si chiama Waterpath e vuole supportare le politiche ambientali europee, l’aggiornamento delle liste Ue circa le sostanze più pericolose e le relative attività di monitoraggio.
“Attraverso l’uso di metodologie analitiche di assoluta avanguardia sia in campo chimico che microbiologico il progetto si propone di fornire informazioni dettagliate e aggiornate agli enti regolatori sull’impatto della contaminazione nelle acque in tre aree geografiche modello – continentale (Romania), peninsulare (Italia) e insulare (Isole Canarie, Spagna) – scelte per la rappresentatività e complementarità dei loro servizi ecosistemici” spiega il coordinatore del progetto Massimo Del Bubba, docente del Dipartimento di Chimica.
Waterpath non si limita all’analisi. Punta anche a testare soluzioni concrete per mitigare l’inquinamento chimico e biologico attraverso approcci sia ad alta tecnologia che basati sulla natura e sull’economia circolare, promuovendo il riutilizzo dei rifiuti e il recupero delle risorse. Per Del Bubba, grazie all’approccio integrato e multidisciplinare, il progetto potrebbe diventare un punto di riferimento per le strategie europee di gestione sostenibile delle risorse idriche e di contrasto alla crescente minaccia della resistenza antimicrobica.
Tra i partner del progetto c’è Arpat, l’Agenzia Regionale per la protezione ambientale della Toscana. “Insieme ad Arpat stiamo individuando una serie di punti sensibili dell’Arno e le metodologie idonee per il campionamento delle acque con cadenza quadrimestrale a partire da settembre – conclude Del Bubba – per mettere in evidenza i vari contributi antropici che insistono sul fiume”.
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