Ecosistema

Giornata mondiale della biodiversità, i fiumi italiani non se la passano bene

Monitoraggio dell’Università di Firenze sul fiume Ombrone. Wwf: “Il 41% dei fiumi italiani non versano in buone condizioni ecologiche”.

 

Redazione
22 maggio 2025

FIRENZE – La biodiversità è alla base della vita sulla Terra, regola gli equilibri tra le specie e contribuisce alla salute e alla resilienza di tutti gli ecosistemi. Il 22 maggio ricorre la Giornata mondiale della biodiversità, indetta dalle Nazioni Unite per celebrare la ricchezza della vita e per l’occasione l’Università di Firenze fa sapere che il livello di biodiversità nei fiumi è finito sotto la lente di ingrandimento dei suoi ricercatori.

“I fiumi sono attentamente monitorati dall’Unione Europea in seguito alla Natural Restoration Law approvata nel luglio del 2024 –spiega Antonella Buccianti del Dipartimento di Scienze della Terra – che mira a identificare e rimuovere le barriere che influenzano la connettività fluviale, e quindi la biodiversità, proponendo di restaurare entro il 2030 in Europa almeno 25 mila chilometri di fiumi in condizioni di libertà di scorrimento”.

Il gruppo di ricerca coordinato da Buccianti si è focalizzato appunto sullo studio dei bacini fluviali, analizzando i meccanismi che modificano la composizione chimica dell’acqua: litologia dell’area, caratteristiche morfologiche e climatiche, uso del suolo e impatti antropici.

Il progetto ha visto un monitoraggio integrato del fiume Ombrone nel suo tratto grossetano – spiega la docente – attraverso l’analisi di circa 120 acque fluviali, prelevate in 40 siti selezionati durante tre campagne di campionamento rappresentative di diverse condizioni idrologiche. L’ultima campagna si è svolta a settembre 2024 dopo un evento di pioggia particolarmente intenso, in cui contestualmente all’analisi chimica delle acque è stata monitorata anche la loro composizione microbica”.

Attualmente, i ricercatori stanno confrontando i dati chimici e la composizione microbica delle acque per identificare eventuali connessioni tra fattori idrologici, geochimici e biologici. L’obiettivo è comprendere i meccanismi di autoregolazione che legano geodiversità e biodiversità, oltre a valutare gli effetti che le sempre più frequenti siccità e inondazioni possono avere su tali equilibri. Acquisire queste conoscenze è essenziale per identificare strategie di adattamento efficaci per la protezione degli ambiente fluviali.

L’approccio multidisciplinare adottato nel progetto costituisce un modello applicabile anche ad altri bacini fluviali italiani ed europei, un vasto e diversificato numero di habitat per migliaia di specie viventi. Tuttavia, come riportato dai reports scientifici del Wwf  oggi il 41% dei fiumi italiani non versano in buone condizioni ecologiche e il 46% dell’ittiofauna è composto da specie alloctone”.

Per Buccianti molti ecosistemi sono divenuti rari a causa della gestione dei fiumi intesi più come ‘condotte’ in cui l’acqua deve scorrere senza ostacoli piuttosto che come ecosistemi complessi, che nella loro funzionalità hanno anche quella di rallentare la corsa dell’acqua e contenere i tempi delle piene a valle.