Coldiretti Impresa Pesca chiede di accelerare le operazioni di recupero: “Da quattro anni bomba ecologica sui fondali e solo quest’estate nominato commissario straordinario”.
di Iacopo Ricci
ISOLA D’ELBA (Li) – Bisogna fare in fretta con la bonifica prima che sia troppo tardi. Cioè prima che le decine di “ecoballe” – 63 tonnellate di plastica – che dal 2015 giacciono sui fondali del canale di Piombino si deteriorino del tutto avvelenando l’ecosistema marino.
L’allarme questa volta non arriva dagli ambientalisti ma dai pescatori. “La notizia dell’avvio delle procedure per la localizzazione delle cosiddette “ecoballe” disperse tra Piombino e l’Isola d’Elba ci fa piacere ma non ci tranquillizza – fanno sapere da Coldiretti Impresa Pesca – Da quattro anni una bomba ecologica giace sui fondali a due passi dal Santuario dei Cetacei e soltanto quest’estate è stato finalmente nominato un commissario straordinario del governo per affrontare quest’emergenza”.
Ma facciamo un passo indietro. Nel luglio del 2015 dalla motonave IVY, che batteva bandiera delle Isole Cook ed era diretta nel mar Nero, erano cadute in mare 56 ecoballe di spazzatura al largo dell’isolotto di Cerboli, nel canale di Piombino. All’epoca la dispersione del carico non era stata segnalata e tutto era passato sotto silenzio. Poi ogni tanto un’ecoballa è riaffiorata – l’ultima nello scorso agosto – mentre le altre giacciono ancora in fondo al mare.
Adesso finalmente le ricerche sono partite, condotte dai militari della Guardia Costiera, ma richiederanno del tempo. Stando alle le previsioni del commissario straordinario, il contrammiraglio Aurelio Caligiore, il recupero vero e proprio avverrà non prima della primavera 2020. E questo è un problema perchè, fa notare Coldiretti, ogni giorno che passa aumenta il rischio che i rifiuti compattati che giacciono sui fondali si degradino formando microplastiche e sostanze nocive che entrano nella catena alimentare marina. Gli involucri infatti non sono pensati per resistere a simili profondità e sono destinati a disperdersi con tutto il loro contenuto.
“Siamo consapevoli delle difficoltà amministrative che queste operazioni richiedono – conclude Coldiretti – ma i nostri pescatori sono preoccupati e chiedono il massimo sforzo per velocizzare il ritrovamento e il recupero di questi rifiuti, che potrebbero compromettere interi ecosistemi e contaminare specie ittiche destinate all’alimentazione umana”.
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