Rifiuti e riciclo

L’inceneritore di Livorno chiuderà ma un referendum tiene tutti sospesi

L'inceneritore di Livorno chiuderà ma un referendum tiene tutti sospesi

Il sindaco notifica l’ammissione di un referendum per la chiusura dell’impianto ma Rifiuti Zero e un altro comitato di cittadini non sono d’accordo.

 

Redazione

LIVORNO – Secondo i dati del Rapporto Rifiuti Urbani Ispra edizione 2020 la Toscana incenerisce circa 230.000 tonnellate di rifiuti propri e ne esporta all’estero circa 30.000 tonnellate trattate negli inceneritori. Gli inceneritori erano 7 nel 2013, ne solo rimasti 4 (per 2 dei quali è già stata annunciata la prossima chiusura).

Alcuni giorni fa l’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni ha annunciato “un nuovo piano dei rifiuti in un tempo che oscilla tra 18-24 mesi per la sua approvazione” e la pianificazione di “un set impiantistico articolato che aumenti in maniera significativa il riciclo di materia, ma che assicuri anche la chiusura del ciclo dei rifiuti nell’ottica del minor impatto possibile in termini di produzione di anidride carbonica e altre emissioni”. Annunci che sembrerebbero preludere a un progressivo abbandono degli inceneritori.

Per quanto riguarda l’inceneritore di Livorno, alla fine del mese scorso il sindaco Luca Salvetti ha notificato l’ammissione del referendum propositivo chiesto dal comitato Oltre l’inceneritore. Al contempo sono stati consegnati i moduli per la raccolta delle firme, propedeutiche alla richiesta del referendum stesso. “Si tratta – spiegano dal comitato – di attivare lo strumento per far esprimere i cittadini al fine di intraprendere azioni fondamentali per il nostro ambiente, creare posti di lavoro, evitare gli sprechi e adottare tecnologie moderne escludendo l’incenerimento dei rifiuti“.

Oltre a quella di avviare la procedura di spegnimento dell’inceneritore del Picchianti entro il 30 settembre 2022, sono altre quattro le richieste previste dal referendum: creazione di impianti per dare valore ai rifiuti differenziati, indifferenziati e organici; capacità di trattamento dei rifiuti equivalente a quella della città di Livorno e di tutta la provincia con un possibile spazio di circa il 25% per conferimento extra provincia ma comunque interni all’Ato costa; creazione di fino a 80 nuovi posti di lavoro in città; riduzione della Tari in seguito ai maggiori introiti che il Comune riceverà per una migliore valorizzazione dei rifiuti e un minore costo manutentivo legato all’inceneritore.

Critiche alle scelte di sindaco e comitato arrivano invece da Rifiuti Zero: ” “Non abbiamo condiviso l’iniziativa di chi ha voluto promuovere un referendum propositivo sul tema inceneritore e impianti di gestione dei rifiuti, scegliendo invece di sottoporre ai candidati a sindaco un protocollo che li impegnava a scelte concrete, compreso ovviamente lo spegnimento dell’inceneritore. Il piano industriale di Aamps prevede lo spegnimento dell’inceneritore in coincidenza con la data di scadenza della sua autorizzazione (ottobre 2023) e investimenti per un impianto di trattamento dei rifiuti organici”.

Si è costituito nel frattempo un altro comitato, quello per il No al referendum, che ha dichiarato: “I costi relativi ai nuovi impianti sono stati quintuplicati, viene addirittura fissato un quantitativo giornaliero di tonnellate di rifiuti da trattare ed è stata eliminata qualsiasi scadenza per lo spegnimento dell’inceneritore: non più il 31 dicembre 2021  ma l’avvio (anziché conclusione) delle procedure di spegnimento entro il 30 settembre 2022. Il referendum è da respingere totalmente. L’inceneritore deve essere spento prima possibile, senza condizionare la sua fine a investimenti su misteriosi impianti da 49 milioni di euro”.

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