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Banche dei semi, Ateneo di Pisa: “Ecco le specie da conservare”

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Quelle non conservate mostrano strategie riproduttive singolari o sono confinate in aree limitate ma potrebbero salvare dall’estinzione le altre specie.

 

Redazione
17 aprile 2025

PISA – Le banche dei semi, dette anche “banche del germoplasma”, sono un tipo particolare di deposito di semi di piante. La prima fu creata nel 1921 in Russia dietro all’intuizione dell’agronomo, genetista e botanico Nikolai Vavilov. In tutto il mondo oggi esistono più di 1.000 banche dei semi che in totale raccolgono circa 6 milioni di campioni.

Nel 2005 in Italia è nata la RIBES, la Rete Italiana Banche del Germoplasma. Ad oggi questa rete riunisce 17 banche dei semi, presenti in quasi tutte le regioni. In Toscana sono di particolare rilievo la Banca del germoplasma dell’Orto Botanico dell’Università di Pisa e le Banche del germoplasma livornesi.

Le banche dei semi conservano semi con lo scopo di fornirli a piccoli agricoltori e comunità locali in caso di necessità, forniscono semi utili all’agroindustria e hanno il solo scopo di preservare la biodiversità. Queste banche sono importanti per contrastare i tentativi di monopolio alimentare delle grandi aziende del settore. Ogm, brevetti, ibridi non riproduttivi vanno esattamente nella direzione opposta fatta di privatizzazione, pochissime varietà brevettate e alte produzioni a discapito di gusto e salubrità.

Nel luglio del 2023 la Commissione europea ha persino pubblicato una proposta di riforma della legislazione sementiera che toglie il diritto allo scambio e alla vendita di semi tra agricoltori e sommerge di burocrazia le organizzazioni che conservano l’agro-biodiversità. Intanto molte varietà che dipendono pesantemente da fitofarmaci sono pienamente autorizzate sul mercato.

Proprio in questi giorni dall’Università di Pisa arriva la notizia di una nuova metodologia che indica quali specie conservare per salvare le piante dall’estinzione riducendo i costi. Un gruppo di ricercatori coordinato da Angelino Carta del Dipartimento di Biologia conferma che circa due specie di piante su cinque nel mondo potrebbero sparire.

L’analisi ha riguardato un imponente set di dati provenienti da 109 banche dei semi comprendente oltre 22.000 specie relative a tutta la flora d’Europa. E’ così emerso che le banche custodiscono una ricca varietà di piante ma ancora non coprono completamente tutta la diversità evolutiva possibile.

In pratica alcuni “rami” dell’albero genealogico delle piante europee non sono rappresentati nelle collezioni. Le specie attualmente non conservate, ma il cui campionamento e stoccaggio in banca sarebbe fondamentale, sono sopratutto quelle che costituiscono un unicum evolutivo perché mostrano strategie riproduttive singolari o sono confinate ad aree geografiche limitate: “I risultati possono servire come base di discussione per promuovere nuove politiche, inclusa la salvaguardia delle specie in via di estinzione, la resilienza dei sistemi agroalimentari e l’identificazione delle specie più adatte al restauro degli habitat in uno scenario di cambiamenti climatici”.

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