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Cave dismesse: il Consiglio regionale approva la legge per il ripristino ambientale

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Il materiale potrà essere commercializzato per rientrare dei costi. Contrario il M5S: “Un modo per bypassare la normativa permettendo di fatto la riattivazione di siti estrattivi”.

 

Redazione
31 maggio 2023

Via libera dal Consiglio Regionale della Toscana alla proposta di legge 148 che dovrebbe dare una seconda vita alle cave dismesse, definiti come “siti estrattivi in esaurimento da riqualificare”. Hanno votato a favore Pd e Italia Viva; contrario il Movimento 5 stelle, astenuti Fratelli d’Italia e Gruppo misto-Toscana domani mentre la Lega non ha espresso il voto.

Oggetto del provvedimento, che modifica la legge regionale del 2015, sono le cave in via di esaurimento “con limitate potenzialità estrattive residue” che negli ultimi cinque anni non hanno avuto nessuna autorizzazione. La loro riapertura sarebbe subordinata al recupero e riqualificazione ambientale e alla messa in sicurezza e l’introduzione di un nuovo articolo disciplina le condizioni per la loro individuazione e per il rilascio delle autorizzazioni. Toccherà ai Comuni individuare le aree sulle quali intervenire.
Secondo la presidente della commissione Territorio e ambiente Lucia De Robertis la legge rappresenta “un’occasione per condurre a conclusione il recupero di aree estrattive che diversamente non lo sarebbero”.

Per incentivare il recupero di queste cave abbandonate sarà possibile commercializzare il materiale estratto in una quantità tale da consentire di rientrare nei costi dell’intervento di recupero ambientale e di messa in sicurezza, e comunque per quantità non superiori al 30 per cento di quanto veniva estratto nel sito al momento della cessazione dell’attività. Questa possibilità viene però esclusa per i materiali ornamentali, marmo in primis.

Fermamente contrarie le due consigliere del Movimento 5 stelle. Silvia Noferi parlando di “legge poco chiara” ha sottolineato che “l’attività estrattiva è sempre un’azione a scapito del territorio, anche quando gli introiti vengono teoricamente destinati al ripristino ambientale. Secondo la consigliera la nuova categoria introdotta da questa legge, ossia ‘siti estrattivi da riqualificare’ “porta di fatto a un ampliamento delle quantità di materiali estratti dal territorio, oltre a quelle già previste dal Piano Regionale Cave; a questo si aggiunge la considerazione che non è un ripristino ambientale ricominciare a estrarre nuovi materiali azionando le ruspe, soprattutto dopo molti anni, quando il processo di rinaturalizzazione è già in atto”. Inoltre sarebbe assurdo lasciare ai Comuni mano libera in materia di ripristino ambientale mentre dovrebbe essere sempre la Regione ad assicurare il ruolo di pianificazione e di controllo.
Sulla stessa lunghezza d’onda Irene Galletti, dell’opinione che tale legge “sia un modo per bypassare la normativa, permettendo di fatto la riattivazione di siti estrattivi”. “Cui prodest?”, ha concluso.

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