Ecosistema

“Cinghiali all’Elba un enorme disastro”, associazioni e aziende scrivono al Governo

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“Situazione di disastro ecologico”. Si chiede anche alla Commissione Europea di aprire una procedura d’infrazione per mancata tutela di zone protette.

 

Redazione

ISOLA D’ELBA (Li) – La misura è colma e così ben 72 tra associazioni ambientaliste e di categoria, operatori turistici e alberghieri, aziende agricole, riuniti nel Comitato Eradicazione Cinghiali Isola d’Elba, hanno scritto una lettera a Regione Toscana, ministri e Commissione Europea (e per conoscenza anche ai sindaci dell’Elba, alla Provincia e al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano). Chiedono interventi immediati per “la grave situazione di disastro ecologico all’Isola d’Elba dovuta alla proliferazione incontrollata di ungulati introdotti dall’esterno”.

E nello specifico un incontro urgente con l’assessora regionale all’Agro-alimentare, caccia e pesca e vicepresidente Stefania Saccardi, con l’assessora all’Ambiente Monia Monni e con il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani per discutere “dell’immediata revoca dell’area vocata al cinghiale e dell’avvio di iniziative – senza deroghe ad hoc per l’Elba di cui si vocifera – per una rapida e drastica riduzione della popolazione di ungulati all’Isola d’Elba. Un incontro con gli organi politici e non con i funzionari degli uffici, perché la questione è di politica ambientale ed economica e riguarda l’ambiente e l’economia della terza isola italiana”.

L’origine del problema, ricorda il Comitato, risale agli anni ’60 e ’70 quando nell’isola furono introdotti per il divertimento dei cacciatori cinghiali fortemente ibridati con esemplari provenienti dall’Europa Centrale e maiali domestici, in un territorio dove l’ultimo cinghiale “maremmano” era stato abbattuto nel 1802. “La popolazione di cinghiali introdotti, consentita da Provincia e Regione Toscana, è esplosa – si legge nella lettera – a causa di una fallimentare gestione venatoria che ne ha comportato una maggiore ed esponenziale proliferazione. Successivamente, su richiesta dei Comuni e dei cacciatori, negli anni ‘80 la Provincia di Livorno ha introdotto all’Elba i mufloni (Ovis aries musimon), un’altra specie che si è trasformata presto in invasiva”.

Elba_crinaleDagli anni ’90 gran parte dell’isola d’Elba è diventata area protetta ma nonostante questo, spiegano i firmatari, la Regione Toscana ha deciso di dichiarare la zona esterna al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (il 43%) “Area vocata al cinghiale”, “dove cioè dovrebbe prosperare un animale alloctono e invasivo e che si era estinto all’Elba più di 150 anni prima della sua sconsiderata reintroduzione, utilizzando animali molto più grandi e prolifici del ceppo estinto”.

Tutto questo sta compromettendo l’economia, l’agricoltura e l’ecosistema dell’isola: “L’introduzione e la moltiplicazione dei cinghiali e dei mufloni a scopo venatorio sta rendendo vane tutte le misure di protezione della fauna e della flora selvatiche – continua la lettera – e la valorizzazione del territorio previste dalle normative italiane ed europee: siamo di fronte a un vero e proprio ecocidio e a un disastro economico di proporzioni enormi, con la scomparsa di molte specie autoctone e la devastazione di coltivazioni di qualità”.

Si chiede infine alla Commissione Europea di valutare la possibilità di aprire una procedura di infrazione per la mancata tutela delle zone protette dell’Isola d’Elba determinata “dalle politiche venatorie della Regione Toscana e dall’assenza di intervento dei Governi italiani”.

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