Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

È stato un buon compromesso? Come è finita la COP28 sul clima

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Al momento è difficile dire se il bicchiere della Cop28 sia da valutare mezzo pieno o mezzo vuoto. Una cosa è certa: poteva andare peggio.

 

di Sandro Angiolini
17 dicembre 2023

Si è la conclusa pochi giorni fa a Dubai la riunione internazionale sull’attuazione della convenzione di Parigi per la lotta al cambiamento climatico. Aspettarsi grandi cose dalla necessità di mettere d’accordo oltre 190 Paesi al mondo su uno stesso tema sarebbe irrealistico, e questa riunione non era nata sotto buoni auspici, dato che la presiedeva il rappresentante di uno Stato produttore di petrolio.
Ma alla fine sembra sia stato trovato un discreto compromesso; o forse no, dipende dai punti di vista. Vediamo quindi cosa ha prodotto la COP28:

– il risultato più importante (e come accennavo probabilmente il meno atteso) risiede nella dichiarazione congiunta rilasciata al termine dell’incontro dove si afferma che si debba procedere verso l’abbandono dei combustibili fossili per far sì che il mondo diventi “a emissioni zero” entro il 2050. Tenete presente che fino a due giorni prima il blocco dei Paesi produttori di petrolio, capitanato dall’Arabia Saudita, era contrario a simili obbiettivi vincolanti. Ovviamente chi produce idrocarburi spera che da qui ai prossimi anni si sviluppino tecnologie in grado di stoccare stabilmente la Co2, così da poter continuare a venderne un po’, ma la strada è segnata;

– accanto a questo ci sono un paio di impegni altrettanto significativi: triplicare la produzione di energia da fonti rinnovabili (in primis solare ed eolico) entro il 2030. È abbastanza fattibile, sia perché le tecnologie sono più che mature (semmai si tratta di potenziare le reti e i sistemi di accumulo), sia perché la disponibilità di vento e sole è ampia. Su questo ultimo punto vorrei sottolineare che l’Italia piuttosto che un hub del gas del Mediterraneo (come certe fonti proclamano di voler diventare) dovrebbe candidarsi a diventare un hub del solare nella stessa area, anche vendendo know-how ad altri Paesi;

– l’altro impegno chiave frutto della conferenza è la creazione di un Fondo per indennizzare gli Stati che subiscono i danni maggiori dal crescente cambiamento climatico. Noi in Italia e in Europa ne vediamo molti di questi danni ma ricordiamoci che ciò è poca roba rispetto a quello che subiscono paesi insulari (come le Maldive), che si vedono letteralmente sparire la terra sotto gli oceani, o come alcuni Paesi dove tendono a concentrarsi tornadi e uragani. Qua il nodo è quanto e come verrà finanziato: finora la somma acquisita è ridicola (meno di 1 miliardo di dollari).

 Ci sono poi alcuni impegni/accordi più specifici sottoscritti da singoli gruppi di Paesi:
-134 hanno dichiarato di voler affrontare gli impatti dell’industria agroalimentare (ma senza precisare bene target e tempi);
– 60 Paesi si impegnano a ridurre le emissioni derivanti dal condizionamento dell’aria (un problema in aumento, visto il pari incremento delle temperature medie e massime);
-35 si sono impegnati a riconoscere reciprocamente i certificati di idrogeno pulito, cioè prodotto con energie rinnovabili. Sembra una cosa minore ma questo dovrebbe facilitare molto lo sviluppo di questa innovativa tecnologia;
-22 hanno chiesto di triplicare la produzione di energia nucleare da qui al 2050 (tra cui 11 membri della UE come Francia e Finlandia). La produzione di energia attraverso la tecnologia nucleare è indubbiamente tra le più efficienti e non comporta emissioni di Co2 ma i costi di realizzazione delle centrali sono enormi e i problemi legati alla sicurezza non ancora risolti; vedremo.

In conclusione non so dirvi con certezza se il bicchiere della Cop28 sia da valutare mezzo pieno o mezzo vuoto. Di sicuro poteva andare peggio.

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.

Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.

È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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