Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

Piove, governi ladri? Una riflessione sulle recenti alluvioni in Nord Europa

alluvione_Germania

Ci eravamo illusi che i fenomeni estremi fossero un problema di altre zone del pianeta. Ora sappiamo che non esistono più ‘isole felici’.

 

di Sandro Angiolini

L’evento su scala europea più rilevante dal punto di vista ambientale dell’ultimo periodo è stato molto probabilmente la serie di forti alluvioni che si sono verificate in Germania e in parte del Belgio. Gli impatti dal punto di vista umano di questi fenomeni sono impressionanti: gli ultimi aggiornamenti parlano di quasi 200 morti già accertati e altrettante persone tuttora disperse.

Cosa è successo? In sintesi: nel giro di poco più di due giorni è venuta giù una quantità di acqua dal cielo impressionante: circa 250 millimetri. Per darvi un’idea, in media in Toscana ne piovono circa 850 in un intero anno (con variazioni in più o in meno a seconda delle zone). Normale? No. Per questo la maggioranza degli esperti si è indirizzata nel dare la colpa di questi fenomeni alle instabilità provocate dal crescente cambiamento climatico. Per chi volesse approfondire le cause meteorologiche dell’accaduto consiglio un articolo scritto da un esperto spagnolo (tgcom24.mediaset.it/mondo/maltempo-in-germania l).
Quanto accaduto mi spinge a una serie di riflessioni tra loro collegate:

– finora eravamo abituati a considerare gli impatti estremi del cambiamento climatico un problema tipico di altre zone del pianeta (es. uragani sempre più violenti negli USA o nei Caraibi). Ora cominciamo a renderci conto che non esistono “isole felici”;

– il fatto che questi danni e relative vittime siano occorse in Paesi con tassi di corruzione minori del nostro, e in teoria anche con maggiori capacità di pianificazione territoriale, accresce la mia preoccupazione: possibile che non si possano prevenire altri disastri simili? La domanda è particolarmente importante per l’Italia, dato che siamo uno dei due Paesi europei a maggior rischio di desertificazione, e anche uno di quelli a maggior rischio di dissesto idrogeologico.

– in realtà di cose fattibili nel breve/medio periodo ce ne sarebbero parecchie: evitare di costruire aree industriali e/o residenziali vicino a corsi d’acqua e alla linea di costa; demolire e ricostruire quelle più a rischio già poste in aree simili; installare sistemi di controllo e di previsione di fenomeni meteo-climatici estremi; rinforzare gli argini dei corsi di acqua più soggetti a esondazioni; creare aree di esondazione programmata lontane dai centri abitati; effettuare una manutenzione appropriata degli invasi e delle reti idriche esistenti, e via dicendo. E soprattutto analizzare e intervenire sul territorio seguendo una logica di area vasta, cioè avendo la visione più attenta possibile del bacino idrico complessivo e non solo di singoli tratti di fiume o corso d’acqua.

Stiamo già facendo tutto questo? Per ciò che a me risulta no, o almeno solo in parte. Anche in Toscana. La mancanza di volontà politica si sposa con la carenza di fondi pubblici, con quella di competenze specifiche, con una normativa troppo complessa, per produrre come risultato interventi limitati come estensione e talvolta discutibili come approccio tecnico-scientifico. Si parla di questi temi solo dopo che c’è stato un disastro e/o dei morti. Ma chi deve prendere decisioni cosa fa nel resto del tempo?

 

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.

Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.