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Quattro chiacchiere con Marco Arduini del Biodistretto di San Gimignano

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Intervista in occasione della 7a edizione del Festival della Terra che dal 29 al 31 ottobre vede impegnati circa 80 tra produttori e sostenitori del biodistretto locale.

 

di Marcello Bartoli
28 ottobre 2022

SAN GIMIGNANO (Si) – Marco Arduini è presidente del Biodistretto di San Gimignano dal 2018. Nato a Milano nel 1958, ha abitato nel capoluogo lombardo fino a 19 anni. Si è poi trasferito in Canada dove ha studiato Biologia per 3 anni e a Firenze dove ha studiato Agraria per altri due. Nel 1982 si è stabilito a San Gimignano e qui ha inaugurato un’esperienza di comunità e di cooperativa agricola biologica a Poggio alle Fonti. La sua azienda produce ortaggi, olio, erbe aromatiche, frutta ed è specializzata nella produzione di salse. Con lui parliamo di alcuni temi di attualità del biologico e del concetto di “sovranità alimentare”.

Salve Arduini, quali sono secondo lei gli interventi necessari a livello di politiche locali per favorire la diffusione dell’agricoltura biologica e disincentivare l’uso di fertilizzanti chimici e di diserbanti come il Glifosate?

“A mio parere è necessario lo stop all’uso del Glifosate come ha già fatto il Comune di Carmignano grazie al sindaco Edoardo Prestanti che ha superato i problemi di carattere burocratico facendo delle ordinanze di sei mesi in sei mesi. E’ una cosa che si può fare. Il nostro sindaco è informato, deve solo trovare la spinta per farlo. Questa è la cosa fondamentale. Poi si potrebbero studiare degli incentivi a livello comunale per i giovani o per le persone che vogliono avviare una nuova attività agricola perché sul nostro territorio, comunque, c’è una carenza in questo senso. A San Gimignano le aziende agricole del vino sono molto diffuse ma non altrettanto quelle che fanno orticoltura, frutticoltura o che coltivano cereali o miele nonostante i tanti terreni incolti”.

Al convegno di sabato pomeriggio si parlerà di sovranità alimentare in un cammino verso la deglobalizzazione. Qual è secondo lei l’importanza delle produzioni locali e biologiche per un cambio di paradigma nei consumi, per la nostra salute, per la bontà dei prodotti e per l’ambiente in generale?

“In questo momento il discorso della sovranità alimentare sembra aver assunto rilevanza a livello nazionale ma anche a livello regionale e locale. La questione è fondamentale perché entrano in ballo una serie di problemi come quello della crisi energetica. Sovranità significa avere meno trasporti, meno consumi energetici e meno inquinamento perché si è in grado di avvicinare il produttore al consumatore dando valore al cibo locale. Questo vale anche per i bar, i ristoranti e gli agriturismi che possono avvicinarsi così agli abitanti di una certa zona.
Le produzioni locali favoriscono poi tantissimo la socialità e la costruzione di rapporti reali, la  conoscenza, lo scambio tra città e campagna. Attraverso i piccoli produttori si crea insomma un rapporto diretto tra le persone che imparano a conoscere i produttori e ad averne fiducia. Al di là dei marchi e delle certificazioni, che a volte lasciano il tempo che trovano, si creano appunto relazioni che favoriscono la creazione di una comunità locale più reale.
In più c’è la qualità del cibo che ovviamente dobbiamo spiegare sempre di più alla gente, nei paesi come nelle grandi città, mettendo in evidenza l’importanza del cibo biologico e le sue qualità organolettiche per la salute. Meno residui, meno trattamenti, meno sostanze tossiche alla lunga significano benefici per tutti e per il nostro ambiente”.

Per concludere, quali sono secondo lei gli ostacoli alla nascita di biodistretti come quello di San Gimignano? Quali sono gli interessi che si contrappongono in genere all’esistenza stessa dei biodistretti?

“Il problema principale è semplicemente la scarsa consapevolezza e sensibilità diffuse nella popolazione. Per il cibo, il consumatore mediamente considera ciò che è conveniente e comodo da acquistare. Per questo la stragrande maggioranza delle persone fa ancora la spesa nei supermercati e nei grandi centri commerciali. Deve insomma diventare parte della cultura il rapporto con la propria terra e con i produttori, è una cosa fondamentale. Oggi non ci si chiede né da dove arriva, né cosa ci sia dentro al cibo che consumiamo.
In questa contingenza attuale, dove si registra un continuo aumento dei prezzi, il produttore locale incomincerà via via ad avere notevoli vantaggi: ci sono i produttori locali di pane, ad esempio, che da sette anni mantengono lo stesso prezzo al chilo, ma che sette anni fa veniva considerato carissimo. I prezzi dei produttori locali incominciano a diventare convenienti poiché le aziende di zona non hanno grossi costi aggiuntivi, a parte le bollette energetiche che nel biologico incidono comunque meno che nell’agricoltura industriale”.

Programma – Festival della Terra di San Gimignano 2022

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