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A Massa una mostra di Marco Buratti ricorda il disastro Farmoplant

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Venerdì 17 luglio una mostra multimediale per tenere alta l’attenzione sul Sin di Massa Carrara e su una bonifica ambientale mai terminata dopo gli incidenti del 1988.

 

MASSA – Una mostra multimediale del fotografo Marco Buratti per rievocare il disastro avvenuto nello stabilimento Farmoplant nel 1988. La organizza l’associazione murAperte venerdì 17 luglio alle 21 al parco della Rinchiostra. Lo spettatore, immerso in un reticolo temporale tra passato e presente, potrà contemplare materiale d’archivio come locandine, foto, spot pubblicitari e immagini più attuali corredate da video interviste rilasciate dagli abitanti di Avenza e di Alteta, alcuni dei quali si sono battuti per la chiusura dello stabilimento.

La mostra vuol essere un’occasione per tenere alta l’attenzione sulle tematiche ambientali e per chiedere risposta a istituzioni comunali, provinciali e regionali circa lo stato di stanziamenti, bonifiche e progettualità dell’area in questione. Aderiscono numerose organizzazioni come Legambiente Carrara,  ISDE Medici per l’Ambiente, Fridays For Future Carrara , archivio Germinal, ADiC Associazione per i Diritti dei Cittadini e Comitato Acqua alla gola Massa.

La provincia di Massa Carrara è uno dei 57 siti di interesse nazionale (Sin) per contaminazione ambientale. Questa allarmante situazione è dovuta principalmente all’insediamento, nell’immediato dopoguerra, di industrie chimiche per la produzione di pesticidi, ferro-leghe, cemento e amianto. Farmoplant (ex Montedison-Diag) era il nome di un’azienda sussidiaria di Montedison (oggi Edison)  specializzata nella produzione di fitofarmaci. L’incidente più grave avvenne il 17 luglio 1988: due esplosioni innescarono un incendio che coinvolse un serbatoio contenente l’insetticida Rogorin, soluzione al 45% con Cicloesanone, nell’impianto di produzione “Rogor”. Si sprigionò una nube tossica che si diffuse nelle aree limitrofe di Marina di Massa, Marina di Carrara e in Versilia per un raggio di 2000 km².

Le zone più colpite dall’inquinamento ambientale causato dall’incendio furono Marina di Massa e Marina di Carrara. Per fortuna non ci furono vittime. Tra il 1976, anno della sua apertura, e il 1991, anno della chiusura definitiva, all’interno dello stabilimento Farmoplant si verificarono 42 incidenti dei quali 2 risultarono mortali.

La bonifica dell’area, iniziata nel 1991 e ultimata nel 1995, pur risultando certificata dalla Regione Toscana, fu effettuata in proprio dalla società Cersam, subentrata alla Farmoplant. La qualità dell’acqua di falda sarebbe progressivamente migliorata nel corso degli anni al punto che, dal 1999, l’acqua non richiese più alcun trattamento e poté essere direttamente scaricata nell’adiacente torrente Lavello. Nel 2006, dopo l’istituzione del Sito di Bonifica di Interesse Nazionale, il Ministero dell’Ambiente chiese la “messa in sicurezza di emergenza” dell’area ma a tutt’oggi l’area industriale ex Farmoplant risulta ancora inquinata.