Opinioni

Alimentiamo qualche dubbio prima di alimentarci di insetti

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L’Europa autorizza la vendita del cibo a base di insetti ma non ha ancora affrontato con decisione i problemi ambientali legati a pesticidi, allevamenti intensivi e Ogm.

 

di Marcello Bartoli
9 gennaio 2024

Lo scorso 29 dicembre sono stati pubblicati i decreti ministeriali che regolano in Italia la commercializzazione di prodotti alimentari derivati da 4 varietà di insetti, tre larve e un tipo di locusta. I quattro provvedimenti recepiscono le delibere europee che hanno aperto alla vendita di questi nuovi alimenti e regolano gli obblighi relativi all’etichettatura, non ponendo nessun limite alla commercializzazione purché l’utilizzo delle farine sia indicato in etichetta.

Per motivi di spazio e di tempo preferisco non argomentare su temi già affrontati nei giorni scorsi su autorevoli testate: il tabu degli europei verso questi nuovi ingredienti; i possibili blocchi di carattere filosofico-spirituale da parte di molti consumatori; i possibili problemi legati alla loro metabolizzazione, alle possibili allergie e alla sicurezza alimentare. Davvero un’alimentazione a base di insetti può porre un freno alla fame nel mondo, ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di acqua e suolo e allo stesso tempo dare al nostro organismo la quantità di proteine di alta qualità, acidi grassi e micronutrienti fondamentali di cui ha bisogno?

Mi piacerebbe magari vedere maggior coerenza da un’Europa che da una parte sdogana l’uso di ingredienti a base di insetti per ovviare ai problemi della fame nel mondo e dell’ambiente mentre dall’altra adotta politiche agricole contraddittorie che influenzano concretamente la salute dei cittadini europei e l’ambiente. Mi riferisco all’uso dei pesticidi, agli allevamenti intensivi e alla deregolamentazione degli Ogm.
Un no secco al taglio del 50% all’uso dei pesticidi entro il 2030 è arrivato infatti dal Parlamento europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo il 22 novembre scorso. L’esito della votazione sul regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR) rischia così di vanificare gli obiettivi del Green Deal, delle strategie From farm to fork e Biodiversity 2030, vale a dire le politiche di sostenibilità predicate negli ultimi anni. Respinto anche il rinvio in commissione Ambiente.

A luglio gli europarlamentari avevano votato per esentare gli allevamenti intensivi più grandi e inquinanti dalla regolamentazione ai sensi della direttiva sulle emissioni industriali dell’Unione Europea, nonostante questi siano responsabili di ingenti emissioni di ammoniaca, ossidi di azoto e metano, un potente gas serra. Gli allevamenti di bovini più grandi e più inquinanti, così come migliaia di allevamenti di suini e polli, potranno dunque continuare ad ammorbare la nostra aria, il suolo e l’acqua. L’influenza delle lobby della zootecnia intensiva ha consentito infatti che fossero messi sullo stesso piano degli allevamenti più piccoli.

Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente il settore zootecnico da solo è responsabile del 54% di tutte le emissioni di metano di origine antropica dell’Ue, soprattutto a causa dei bovini, e del 73% dell’inquinamento idrico dell’agricoltura. L’allevamento intensivo in Europa è responsabile del 94% delle emissioni di ammoniaca e, in Italia, costituisce la seconda causa di formazione di polveri sottili.

Almeno per il momento i ministri europei dell’Agricoltura non hanno raggiunto la maggioranza qualificata per dare il via libera alle nuove biotecnologie genomiche, ovvero quell’insieme di tecniche di modifica genetica di ultima generazione che la Commissione europea vorrebbe deregolamentare. Allo stato attuale queste tecniche sono infatti trattate alla pari degli Ogm tradizionali, ma l’obiettivo dell’esecutivo Ue nel lungo periodo sembra essere quello di cambiare le cose e semplificare così le procedure di autorizzazione. L’Italia, dal canto suo, ha votato a favore, esprimendo una posizione allineata agli interessi delle grandi aziende.

Senza risolvere i problemi dell’inquinamento e dei pesticidi in agricoltura siamo sicuri di essere protetti dalla contaminazione chimica? Tra le sostanze che si trovano frequentemente negli insetti vi sono alcuni metalli pesanti come piombo, rame, cadmio e pesticidi. Non rischiamo di veder nascere allevamenti intensivi di insetti alimentati con mangimi di chissà quale origine o antibiotici e farmaci potenzialmente pericolosi anche per noi? L’alimentazione umana è mutevole, certo, cambia nel tempo ed è persino influenzata dalle mode, ma la saggezza dovrebbe guidarci nel risolvere alla radice i problemi ambientali che affliggono la nostra vita e la nostra salute prima di iniziare a mangiare insetti. 

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