Ecosistema

Alla Sambuca un parco per viaggiare nel tempo

Mastodonte

Dove un tempo viveva il mastodonte preistorico sono iniziati i lavori del Parco dell’Abate, 3.000 metri quadri in una delle aree più pregiate del Chianti. Saranno recuperati frutti e piante della tradizione locale

 TAVARNELLE VAL DI PESA, 28 marzo 2017. C’è un mondo perduto a Sambuca Val di Pesa, terra preistorica abitata dai lontani parenti dell’elefante, che continua a testimoniare la vita, a promuovere il recupero della memoria e della tradizione, a valorizzare la remota identità di un territorio attraverso la bellezza dei suoi ambienti naturali e fluviali. Nella foresta, dove circa 2,5 milioni di anni fa vivevano i mastodonti di Sambuca, pachidermi simili agli elefanti il cui passaggio è testimoniato dal rinvenimento nel 1967 di un palato con due molari, nasce un giardino senza tempo.

Un grande parco che si estende per 3mila metri quadri in una delle aree più pregiate del Chianti sotto il profilo naturalistico. E’ l’ampia prateria dell’Abate dove il fiume Pesa si fonde alla storia, alla spiritualità, alla leggenda di San Giovani Gualberto e crea l’habitat ideale per la riproduzione di pesci rari come il vairone, avvolti da gallerie boschive foltissime che ricordano la vegetazione dei climi tropicali.

E’ in questo angolo di paesaggio chiantigiano ricco di storia che il Comune di Tavarnelle e il Consorzio di Bonifica Medio Valdarno realizzano il “Parco urbano dell’Abate”, di cui nei giorni scorsi sono partiti i lavori. Si tratta di un investimento complessivo pari a 165mila euro, che prevede la creazione di un grande giardino che, oltre a mescolare stili differenti (il giardino all’italiana convive con il landscape all’inglese) darà vita a una piccola geografia di ambienti dalle funzioni e dalle caratteristiche diverse. Il progetto, firmato dall’architetto Marco Parrini del Consorzio, si distingue infatti per il recupero dei frutti e delle piante della tradizione locale.

L’area, destinata a diventare un grande parco aperto alle famiglie e ai visitatori, sarà anche un viaggio à rebours nella memoria. Accoglierà le coltivazioni originarie della macchia chiantigiana quali corbezzolo, corniolo, gelso, melograno, lazzeruolo, sorbo, vite da uva, oltre ai classici nocciolo, peri selvatici, meli, nespolo. Un ambiente sarà riservato alle essenze inebrianti di varie specie di fiori tra cui il gelsomino; altre sezioni del parco saranno dedicate al giardino del sole e al suo speculare giardino dell’ombra: il primo, corrispettivo del giardino d’inverno, il secondo sarà ricoperto di platani per riparare dal sole. Nella zona centrale del parco saranno realizzati il giardino delle forme e quello destinato agli incontri, oltre al pergolato con l’uva rossa fragola. Il parco urbano dell’Abate sarà arricchito da una terrazza, una sorta di pontile ideale che invita ad allungare lo sguardo verso il paesaggio fluviale della Pesa, costituito da pietra arenaria di Montefioralle e pietra serena di Firenzuola.

Fonte: Ufficio Stampa associato del Chianti fiorentino

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