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Bioeconomia in Toscana, una sfida per il futuro

Regione_convegno bioeconomia

Dalle biomasse, oltre che cibo e alimenti, potranno nascere materiali per l’industria, la chimica, la farmaceutica. Se ne è parlato in un convegno a Firenze.

FIRENZE – La parola bioeconomia è entrata con forza nell’agenda politica europea e internazionale. Iniziative sull’argomento stanno nascendo ovunque.
Di che si tratta? In estrema sintesi, è un’economia che impiega le risorse biologiche provenienti dalla terra, dal mare e anche dai rifiuti come input per la creazione di prodotti, materiali ed energia. La bioeconomia vuole favorire la transizione da un sistema produttivo energivoro, basato sulle risorse fossili non rinnovabili, a un sistema più sostenibile fondato su un uso razionale e integrale delle risorse biologiche e delle biomasse in senso lato.

 E’ un approccio ampio che coniuga molti settori, discipline e tecnologie e che ha bisogno di una chiara visione di sviluppo e di indirizzo politico. Il ruolo delle Regioni è uno dei fattori chiave su cui sta puntando la Commissione europea, sia per la maggior capacità della scala regionale di identificare i fabbisogni e le opportunità, sia per le possibilità offerte dagli strumenti finanziari europei.

Di tutto questo si è parlato martedì 24 ottobre a Firenze nella sede della Giunta Regionale nel corso della giornata di studi “Bioeconomia in Toscana“. Tra gli scopi del seminario, con sezioni sulle filiere Agricola, Rifiuti urbani, Crescita blu, Forestale e Rifiuti industriali, la necessità di definire il potenziale regionale, i casi di eccellenza e le prospettive di sviluppo su scala europea, nazionale e regionale.
“All’orizzonte ci sono grandi opportunità – ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Remaschi – Occorre iniziare a costruire anche in Toscana una visione più olistica e integrata sul potenziale della bioeconomia”.

Nel corso della giornata di studi è emerso che in Toscana esiste già un importante potenziale di biomasse. Solo l’area forestale vale circa il 50 per cento della superficie regionale. E il comparto agroalimentare ad essa associato esprime un ricco tessuto di imprese, centri di ricerca e università che hanno già maturato esperienze su varie filiere della biochimica e delle bioenergie.

Dalle biomasse, oltre che cibo e alimenti, potranno nascere materiali per l’industria, per la chimica, per la farmaceutica, sfruttandone la composizione biochimica attraverso sistemi di separazione e valorizzazione di tutte le componenti utili; soprattutto riutilizzando come risorsa gli scarti delle produzioni alimentari.

Fondamentale sarà il contributo dato dalla ricerca e dalle innovazioni tecnologiche. “Oggi l’Italia – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni – detiene un’importante posizione di leadership nella bioeconomia europea che la pone al terzo posto per produzione lorda vendibile e numero di addetti, dietro a Germania e Francia, con due milioni di posti di lavoro. E in questo quadro la Toscana ha finanziato progetti innovativi per stimolare l’uso delle risorse biologiche in nuove filiere, dalla bioenergia alla produzione di nuovi materiali”.

 

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