Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

Che delusione la ‘Rivoluzione verde’ del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

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Una visione miope, con gli investimenti che di fatto privilegeranno i soliti gruppi industriali lasciando irrisolti i veri problemi ambientali.

 

di Sandro Angiolini

L’evento più importante della settimana per il futuro del nostro ambiente è stato senz’altro l’approvazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Sì, perché saper spendere bene circa 250 miliardi di euro in meno di 6 anni (cioè entro il 2026) appare una sfida enorme per un Paese che, alla fine del 2020, aveva speso solo il 49% di tutti i fondi europei che gli erano stati assegnati negli anni precedenti: questa è la realtà.

Da questo punto di vista, prima ancora di analizzare l’ambiziosa voce “Rivoluzione verde e transizione ecologica” del PNRR, assume un ruolo chiave l’attuazione delle varie riforme che il piano include: soprattutto quelle della Giustizia e della Pubblica Amministrazione (sulla Digitalizzazione sono più ottimista).

Purtroppo lì si usa sempre il termine “semplificazione” (che spesso viene tradotto in pratica nel cancellare importanti controlli) piuttosto che ”armonizzazione”, che in Italia secondo me è prioritario: chiarire bene chi deve fare cosa, e a chi deve rendicontarlo. L’ambiguità e l’accavallamento di troppe norme ambientali spiega gli ingiustificabili ritardi che si registrano nell’approvare progetti, nell’attuarli e nel valutarli ex-post (quest’ultima una fase a cui viene comunque dedicata pochissima attenzione).

Ma veniamo ai temi ambientali del PNRR. Quattro mesi fa avevo scritto qui che la bozza del Piano allora disponibile era deludente dal punto di vista ambientale (leggi qui l’articolo): non posso che confermare questo giudizio. Il PNRR presenta un approccio culturale al tema molto limitato: è tutto incentrato sul “semplificare e accelerare” costruzioni, investimenti, tecnologie, al fine (giusto) di spendere le risorse disponibili e creare posti di lavoro. Ma gli investimenti citati privilegiano di fatto i grandi gruppi industriali pubblici e privati già attivi e lasciano buchi neri enormi: nel testo non ho mai trovato le parole “agricoltura biologica”, “gestione sostenibile delle foreste”, “prevenzione dalle alluvioni”. E ben 6 miliardi di spese allocate per l’efficienza energetica dei Comuni vengono giustificati con quattro (4) righe di una vaghezza assoluta.

In sintesi, il PNRR inquadra la transizione verso una maggiore sostenibilità ambientale complessiva come una serie di investimenti costruttivi/tecnologici finalizzati alla riduzione delle emissioni di CO2 nel settore dei trasporti, della logistica, degli edifici e della diffusione di energie rinnovabili: punto. Come se accanto (o per conseguire) la stessa sostenibilità non fosse necessario anche un forte investimento sul miglioramento delle risorse umane incaricate di valutare quali scelte di breve-lungo periodo fare per raggiungerla.
L’impressione finale è che senz’altro qualche buon obbiettivo parziale/settoriale lo raggiungeremo, ma che questo piano straordinario non affronti i veri nodi di fondo che l’Italia presenta dal punto di vista ambientale: peccato.

*Un paio di ultime note riguardo alla forma. Nel testo del PNRR, in media ogni tre/quattro righe si incontra una parola in Inglese. Va bene sprovincializzarsi, ma francamente per molte di queste esistevano già dei comodi termini in lingua Italiana. Altra perla indimenticabile: nella componente “tutela del territorio” si usa più volte un termine (“rinaturificazione”) che neanche Google riesce a trovare…

 

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.

Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.