Rifiuti e riciclo

Dalla plastica alla carta plastificata: la beffa dei nuovi imballaggi

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Foto Centro di Ricerca Rifiuti Zero Capannori

“È inaccettabile” tuona Rossano Ercolini dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero Capannori: “Rispediremo questi imballaggi al mittente”.

 

di Gabriella Congedo

CAPANNORI (Lu) – Il settore degli imballaggi ultimamente ha preso una brutta piega: il passaggio dalla plastica alla carta plastificata. Che sembra carta ma non lo è, o lo è solo in parte. Siamo invasi da poliaccoppiati che possono essere differenziati con la carta ma durante il riciclo producono un’alta percentuale di scarti plastici. Non proprio un bel guadagno per l’ambiente.

“Passare dagli imballaggi di plastica a imballaggi di carta plastificata è inaccettabile!” tuona Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy e del Centro di Ricerca Rifiuti Zero Capannori. Che in una lettera aperta a COMIECO, il Consorzio nazionale che recupera e ricicla gli imballaggi a base di cellulosa, chiede che siano cambiati i criteri di riciclabilità dei materiali a prevalenza cellulosica, troppo permissivi.

Basta andarsi a guardare le classificazioni previste da Aticelca 501, il sistema di valutazione dei livelli di riciclabilità degli imballaggi a prevalenza cellulosica: A+ quando l’imballaggio non produce più di 1,5% di impurità nel riciclo, A quando produce fino al 10% di impurità, B quando produce fino al 20% di impurità, C quando ne produce fino al 40%.

“In pratica – fa notare Ercolini – a parte la prima classificazione, tutte le altre ci pongono di fronte a dei “polimateriali” o a degli “accoppiati” soprattutto con plastiche”. Ed ecco cosa succede quando questi materiali vengono differenziati con la carta: “Nelle operazioni di riciclo i maceri derivanti producono uno scarto plastico che va a formare lo scarto di pulper che nell’area della piana di Lucca (tra Capannori e Lucca) assorbe circa il 40% di tutti i maceri italiani e produce circa 100 mila tonnellate di questo scarto”.

Troppa indulgenza dunque verso imballaggi che per quasi metà della loro composizione producono scarti plastici che vanno ad alimentare gli inceneritori. Ercolini chiede che sia COMIECO a farsi carico di questa revisione “per evitare che l’attuale passaggio da parte di molte imprese da imballaggi plastici a imballaggi a prevalenza cellulosica non significhi passare di nuovo da plastica a… plastica! Si abolisca almeno la “fascia C” (vedi imballaggi del tipo biscotti Balocco) di fatto praticamente plastica ma che può essere conferito nella raccolta differenziata della carta”.

Ancora più fuorvianti per finta sostenibilità sono i nuovi imballaggi per la frutta che il Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori sta studiando: fuori cartoncino, all’interno una pellicola di polietilene. Per non parlare di quelli misti di carta e plastica che finiscono nell’indifferenziato, ampiamente usati da note marche di pasta e perfino da pionieri del biologico come Alce Nero.

“Basta retorica e falsità, occorre una svolta vera” conclude Ercolini. Che a nome di Zero Waste Italy e Centro Rifiuti Zero Capannori promette iniziative clamorose, come rispedire al mittente questi imballaggi. “A meno che non si apra un tavolo vero”.

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