Ecosistema

Ecoballe nell’Arcipelago Toscano, ripartito il recupero. Il Wwf: “Perché tanto ritardo?”

Una delle ecoballe recuperate lo scorso autunno (foto Guardia Costiera)
Una delle ecoballe recuperate lo scorso autunno (foto Guardia Costiera)
L’organizzazione ambientalista torna a puntare i riflettori sulla bomba ambientale che dal 2015 sta inquinando i fondali al largo dell’Elba. “Vicenda ancora da definire, si faccia chiarezza”.

 

FOLLONICA (Li) – Anche il WWF torna a puntare i riflettori sulla bomba ambientale che da quasi 5 anni sta inquinando le acque in profondità al largo dell’Isola d’Elba: le 45 ecoballe di rifiuti plastici pressati che ancora giacciono nei fondali toscani a cinque anni dall’incidente del luglio 2015, quando nelle acque antistanti l’isola d’Elba, Piombino e Follonica, in pieno Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e Santuario dei cetacei Pelagos, la motonave Ivy perse il suo carico di combustibile solido secondario (CSS). 56 ecoballe (circa 65 tonnellate) finirono in mare. E ancora oggi, al netto di quelle recuperate, ne mancano all’appello un numero tra 45 e 48.

Lo scorso luglio finalmente il ruolo di Commissario straordinario per il recupero era stato affidato dal Governo al Contrammiraglio Aurelio Caligiore, capo del reparto ambientale marino del corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera. Ma proprio quando le operazioni di recupero stavano procedendo nel migliore dei modi l’AGCOM (Autorità garante della concorrenza e del mercato) dichiarò incompatibile il suo ruolo, causa conflitto d’interessi. Questo assurdo stop ha rischiato di far perdere altro tempo rendendo il rischio di sfaldamento delle ecoballe sempre concreto.
Adesso per fortuna le operazioni di recupero sono riprese il 15 e 16 febbraio a cura del personale del Nucleo Operatori subacquei di Genova, portando all’individuazione di 28 ecoballe.

“Ormai da 5 anni queste ecoballe stanno rilasciando plastiche e microplastiche in mare – ha dichiarato Dante Caserta, vice presidente WWF Italia – con il rischio che lo sfaldamento delle coperture aumenti le tonnellate di spazzatura che già si stanno riversando sulle coste toscane e non. I pescatori issano con le reti più plastica che pesci e alcuni di loro sono stati costretti a tagliare la rete e abbandonarla in mare. Il danno ambientale rischia di essere molto grave, oltre a quello economico e turistico. Chiediamo azioni urgenti da parte del Governo, della Regione Toscana e dei Comuni coinvolti, con il recupero delle ecoballe, la messa in sicurezza del materiale raccolto e la bonifica dei fondali”.

Una vicenda, quella della Ivy, dai contorni indefiniti, visto che non è ancora stata fatta chiarezza. “Sarebbe fondamentale – continua il vice presidente WWF – dopo il necessario recupero, arrivare a capire le cause dell’incidente e il perché dell’enorme ritardo nelle operazioni di informazione e recupero, anche per applicare il principio del “chi inquina paga”.

Il WWF ha ricordato anche il grave incidente avvenuto nel dicembre del 2011 quando la nave cargo Venezia della Grimaldi Lines perse 198 bidoni di materiale tossico al largo dell’isola di Gorgona, sempre nell’Arcipelago toscano. Ad oggi ancora 71 fusti giacciono su quei fondali. Nel processo il WWF si è costituito parte civile.

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