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Siamo indifferenti e inerti verso l’ambiente, ce lo dicono i ricercatori di Pisa

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Appuntamento giovedì 17 giugno con la Scuola Sant’Anna per comprendere le attitudini collettive verso il cambiamento climatico.

 

PISA – Indifferenti o inerti, ritardatari e incapaci di goderci la natura: queste le attitudini collettive che caratterizzano il rapporto degli individui con l’ambiente e che sono alla base del ritardo nella lotta ai cambiamenti climatici. Per analizzare questi comportamenti la Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile ha organizzato per giovedì 17 giugno, dalle 9.30 alle 18.00, il convegno Perché così tardi? Perché così lenti? Aspetti psico-sociali nel ritardo alla lotta ai cambiamenti climatici. Dai comportamenti quotidiani alle azioni collettive.

Se ne parlerà con Alberto Pirni, docente di Filosofia morale; Fausto Corvino, assegnista di ricerca in Filosofia morale, Alex Putzer, dottorando in Human Rights and Global Politics, tutti dell’area di ricerca in Etica Pubblica dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna.

Indifferenza diacronica e motivazione etica: ripensare il dovere di giustizia verso le generazioni future è il titolo della relazione con cui Alberto Pirni sollecita una “proposta di uscita dall’esercizio di indifferenza nei confronti delle generazioni future e dei conseguenti comportamenti da adottare nel presente per prospettare una più equa ripartizione di possibilità tra generazioni presenti e generazioni future, con riferimento ai profili della sostenibilità e del cambiamento climatico”. L’obiettivo – spiega Alberto Pirni – è “inquadrare l’emozione dell’indifferenza a partire dalla sua declinazione diacronica, che sembra beneficiare di una forma di giustificazione dal punto di vista morale“.

La paralisi del piacere: la perdita della capacità di godersi la Natura è il tema affrontato da Alex Putzer: “Il godimento della natura contribuisce al benessere umano. Tuttavia tale esperienza si sta dissolvendo in maniera progressiva a causa di una relazione inadeguata tra esseri umani e natura: cambiamento climatico e l’estinzione di specie lo dimostrano”. “Un concetto simile alla paralisi del piacere – aggiunge lo studioso – è quello dell’eco-ansia, che si sostanzia in una paura cronica della rovina ambientale. Sebbene le passate generazioni fossero capaci di godere della natura in un modo ormai al di fuori della portata di quelle presenti, oggi abbiamo la possibilità di sostituire il tipo di piacere e di aumentarne l’intensità con fonti non-naturali. Di conseguenza, l’assenza di una natura “godibile” diventa una questione di giustizia intergenerazionale. Da qui il problema di come poter riaccendere il piacere nella relazione uomo-natura”.

“Quando si discute dell’inerzia generalizzata nella mitigazione del cambiamento climatico si suole impostare l’analisi o in termini di ostacoli epistemici o di ostacoli morali. La mia teoria – commenta Fausto Corvino, autore dello studio Cambiamento climatico e procrastinazione: perché molte persone continuamente rimandano le scelte che ritengono giuste rispetto alla crisi climatica, e cosa si può fare rispetto a ciò – è che entrambi questi tipi di ostacoli giocano ormai un ruolo secondario: molte persone comprendono in modo chiaro le dinamiche fisiche e sociali che si accompagnano al cambiamento climatico. La ragione principale per la quale in pochi riescono a ridurre la propria impronta ecologica è un cortocircuito etico che non consente alla maggior parte di essi di rivelare le proprie vere preferenze, relative al clima, nelle scelte quotidiane”.
Sarà possibile seguire l’incontro online al link fornito dagli organizzatori.

Fonte: Scuola Superiore Sant’Anna

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