Inquinamento

La marmettola, un problema ambientale infinito per il distretto del marmo

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Uno scarto di lavorazione pericoloso per ecosistemi e habitat. Legambiente sul mancato smaltimento: “Gli imprenditori del lapideo sono i veri responsabili”.

 

Redazione
3 settembre 2022

MASSA CARRARA – La marmettola è uno scarto della lavorazione del marmo, una polvere bianca di carbonato di calcio quasi puro che si diffonde trasportata dai venti e dalle piogge e si trasforma in fanghiglia dannosa. La polvere rischia di cementificare intere aree e di bloccare fiumi e torrenti.
Quando secca, la marmettola crea una sorta di barriera che impedisce alla vegetazione di crescere e alle acque dei torrenti di scorrere fluidamente. Uccide ogni forma di vita e devasta piccole parti di ecosistema e di habitat: viene assorbita dalle branchie dei pesci mentre gli insetti e tutte le specie invertebrate muoiono a contatto con essa

Quando si deposita nei fiumi e nei torrenti la marmettola solidificata può causare esondazioni. La stessa acqua, inquinata, poi la si ritrova nelle sorgenti e nelle falde circostanti. Ciascuna cava dovrebbe seguire le norme, raccogliendo gli scarti della lavorazione del marmo per poi smaltirli come rifiuti speciali in appositi impianti. Ma questo spesso non succede.

L’associazione ambientalista Apuane Libere ha più volte indicato tra i responsabili del mancato smaltimento corretto del residuo la politica locale e regionale e la gestione del parco regionale delle Alpi Apuane, passando per i sindacati.  Ma nel mirino dell’associazione ci sono soprattutto gli industriali del marmo, ai quali “vengono comminate sanzioni pecuniarie ma nessuno di loro è mai stato condannato per reati contro l’ambiente.

In questi giorni gli imprenditori del lapideo esprimono forte preoccupazione perché la Cages, un’azienda che si occupa della raccolta dei residui della lavorazione del marmo, sospenderà il ritiro della marmettola prodotta dalle segherie. Gli imprenditori chiedono un intervento della Regione, mediato dal Comune, per risolvere il problema. Stessa preoccupazione e stessa richiesta sono espresse anche dalla Fillea, la Federazione italiana lavoratori del legno e affini.

In sintesi, la marmettola (circa 170.000 tonnellate annue) viene ritirata dalla Cages che la vende per il 70-80% circa alla Venator, azienda che la adopera per desolforare gli effluenti del processo produttivo del biossido di titanio trasformandola in un nuovo rifiuto: i cosiddetti “gessi rossi” (ogni kg di biossido di titanio ne richiede 3,8 di marmettola e ne produce 6-7 di gessi) con i quali la stessa Venator ha quasi esaurito il riempimento della ex cava di Montioni a Scarlino.

Secondo Legambiente Carrara e Legambiente Massa-Montignoso la Venator, che ha un lungo contenzioso con la Regione a causa della sua renitenza a ottemperare a una serie di prescrizioni necessarie per utilizzare in discarica quello che è, a tutti gli effetti, un rifiuto speciale, ha ridotto la produzione da 3 linee a 1 e non necessita più di marmettola. A cascata, la Cages annuncia che non ritirerà più marmettola dalle segherie e agita il ricatto occupazionale come la Venator e gli imprenditori del lapideo”.

Alcune riflessioni di Legambiente

Chi produce rifiuti ha l’obbligo di provvedere al loro corretto smaltimento. È inammissibile pertanto che il responsabile lapideo di Confindustria, Santucci, chieda l’intervento della Regione affinché individui un sito di stoccaggio temporaneo della marmettola per risolvere il problema delle imprese.
Desta stupore che in questi mesi (ma sarebbe meglio dire anni, decenni…) gli imprenditori non siano stati in grado di trovare autonomamente alternative alla Cages. Non si capisce perché per gli imprenditori del marmo debbano essere attivati tavoli e debbano essere  le istituzioni a trovare una soluzione allo smaltimento dei loro rifiuti mentre per tutte le altre imprese ci sia l’obbligo di rispettare la legge provvedendo in proprio allo smaltimento.
Gli imprenditori del lapideo sono una grossa realtà e hanno profitti stratosferici, proprio per questo avrebbero dovuto, già da tempo, finanziare studi e ricerche per riciclare la marmettola, possibilmente orientandosi verso una vera e propria economia circolare.

La farsa dell’economia circolare secondo Legambiente

La marmettola, via Cages-Venator, va a finire (come rifiuto speciale) in discarica sotto le mentite spoglie del ripristino ambientale. E’ anche stravagante che Confindustria si accorga solo ora che il monopolio di Cages/Venator sia “un problema” ed è sconcertante che dopo tre millenni di lavorazione del marmo il distretto apuano non abbia investito risorse per rendersi autosufficiente (e competitivo).
Tutto il trambusto suscitato dalle segherie solleva altri interrogativi. Come mai il mancato ritiro della marmettola non preoccupa le cave? Conferiscono la marmettola ad altre ditte o ne trovano una più speditiva “collocazione alternativa” a monte? A proposito di rifiuti lapidei da smaltire, vorremmo infine ricordare agli imprenditori le enormi quantità di terre di cava abbandonate al monte, con i conseguenti rischi per le sorgenti e per le alluvioni; terre che, in quanto rifiuti, dovrebbero essere smaltite correttamente sempre, non solo quando si trovano commesse remunerative.