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L’Elba area “vocata” per il cinghiale, Legambiente: “È una follia”

Elba area vocata cinghiale
L’associazione accusa: “La Regione respinge le richieste di ambientalisti e Parco nazionale e si schiera con la tribù degli anziani sparatori”.

a cura di Legambiente Arcipelago Toscano

ISOLA D’ELBA (Li) – Nonostante la contrarietà del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, nonostante l’ISPRA abbia più volte ribadito che l’unica soluzione per proteggere la flora e la fauna uniche dell’Elba sia l’eradicazione di cinghiali e mufloni, nonostante gli appelli rivolti da Legambiente Arcipelago Toscano alla maggioranza PD – Movimento Democratico progressista perché si eviti la follia di dichiarare vocato al cinghiale un territorio dove i cinghiali ibridati sono stati introdotti dai cacciatori negli anni ’70, nonostante i mugugni delle associazioni agricole e di qualche amministratore comunale… la Giunta regionale della Toscana sta per portare in Consiglio la mappatura definitiva delle Aree vocate e, dopo l’ultimo incontro con i cacciatori del consigliere regionale PD Gianni Anselmi, l’Elba diventa area vocata, quindi i cinghiali saranno gestiti da chi ha provocato il disastro: i cacciatori. Insomma, è come far curare la peste agli untori.

Dalla cartografia proposta dalla Giunta si evince che praticamente all’Elba sono aree vocate tutte le aree esterne al Parco Nazionale, alcune delle quali però sono ricomprese nelle Zone di protezione speciale (Zps – Direttiva uccelli) e Zone speciali di conservazione (Zsc Direttiva Habitat) di Monte Capanne- Promontorio dell’Elba e dell’Elba Orientale, dove i cinghiali “vocati” saranno liberi di mangiarsi la fauna e la flora che l’Unione Europea e lo Stato Italiano ci chiedono di proteggere assolutamente.

Le Zone vocate al cinghiale, con l’esclusione dei centri urbani e di qualche zona agricola attraversata da arterie stradali, si insinuano dappertutto e quel che preoccupa in questo incredibile puzzle sono soprattutto le piccole enclave circondate dal territorio del Parco e da zone urbane che saranno impossibili da gestire con il metodo della braccata (l’unico che i cacciatori elbani vogliono attuare, boicottando girata e abbattimenti selettivi) e che quindi provocheranno continue invasioni del territorio dell’Area protetta da parte delle mute di cani, con grave disagio e danno per la fauna e la flora.

Quella proposta dal Pd e dai suoi alleati (in questo caso anche qualche consigliere di centro-destra) è una zonazione delle Aree vocate all’Elba che definiremmo “folle” e che mette a ulteriore rischio l’agricoltura di qualità che all’Elba sta faticosamente risorgendo e che vede nei cinghiali e nei mufloni importati dai cacciatori i suoi principali nemici.

Ci chiediamo cosa abbiano fatto le amministrazioni comunali, le forze politiche elbane e le associazioni di categoria per evitare che si arrivasse a questo, per evitare la beffa di trasformare un’isola invasa dai cinghiali importati in un’area vocata per i cinghiali, gestita da chi questa invasione l’ha voluta, provocata e incrementata solo per fini ludico sportivi e per avere abbondanti cinghiali/maiali da sparo.
Ancora una volta la politica, a cominciare da quella elbana, ha ignorato le ragioni della difesa della natura e della biodiversità, che sono anche le ragioni dell’economia e della bellezza, sacrificando tutto ai voti di una tribù di anziani sparatori in via di estinzione.

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