Ecosistema

Migrazioni, è a San Rossore uno dei maggiori centri europei di studio dell’avifauna

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Foto dalla pagina Facebook dell'Osservatorio Ornitologico Caterini

Dalla tenuta passa una delle principali rotte degli uccelli migratori. L’inanellamento fornisce informazioni chiave per la loro salvaguardia. 

 

di Iacopo Ricci
20 maggio 2024

migratori_2PISA – Il Parco di San Rossore ha la fortuna di trovarsi lungo una delle principali rotte migratorie europee. Per questo al suo interno, nella zona umida delle Lame di Fuori, tutti gli anni si svolge l’inanellamento degli uccelli migratori nell’ambito del Progetto Limicoli. Qui ha sede infatti un’importante stazione ornitologica di inanellamento gestita dall’Osservatorio Ornitologico Francesco Caterini (il più antico d’Italia) che opera sotto autorizzazione dell’ISPRA e in convenzione con l’Ente Parco.

L’attività al campo inizia alle prime luci dell’alba e termina la sera quando è buio, tutto per un periodo continuativo di un mese e mezzo, dal 1° aprile al 15 maggio. Il progetto prosegue poi con un’attività di monitoraggio per decadi, così da seguire l’andamento della migrazione nella zona umida. Le Lame di Fuori sono state scelte perché rappresentano un’importante tappa per numerose specie, molte delle quali a rischio estinzione, che qui trovano le risorse necessarie per recuperare le energie e continuare la loro migrazione.

L’inanellamento è un metodo che permette di studiare la velocità degli uccelli, la direzione e la stagionalità dei movimenti migratori e i comportamenti delle varie specie, informazioni chiave anche per la loro salvaguardia. Gli esemplari, spiega la dottoressa Chiara Muntoni, vengono catturati con particolari reti chiamate mist-nets, agganciate a dei pali e posizionate a varie altezze, da cui gli uccelli vengono poi rimossi delicatamente, marcati con un piccolo anello, catalogati in base a parametri come specie, sesso, dimensioni, peso, stato di salute e, infine, rilasciati.

Si tratta di operazioni non dannose nè traumatiche eseguite da persone appositamente formate per agire con delicatezza proteggendo la salute degli uccelli. “Sin dall’inizio – aggiunge Chiara Muntoni – l’inanellamento nasce come tecnica mirata a scoprire le rotte di migrazione e lo fa grazie alle “ricatture”, ovvero il ritrovamento di un uccello già inanellato in qualsiasi parte del mondo. Grazie ai dati delle ricatture è possibile tracciare le rotte migratorie e questo ha permesso di realizzare l’Atlante europeo della migrazione degli uccelli”.

 Durante la campagna del 2023 la specie più inanellata è stata il Piro piro boschereccio (374 esemplari). Quella del 2024 è ancora in corso e tra le specie più abbondanti ritroviamo il Piro piro boschereccio in compagnia del Combattente. A fine stagione seguirà, come l’anno scorso, la presentazione di un report conclusivo.
Quest’anno poi c’è stata una novità: il Parco di San Rossore ha concesso la possibilità ai giovani del Servizio Civile Universale di assistere alle operazioni di cattura/ricattura, inanellamento e catalogazione.

Foto dalla pagina Facebook dell'Osservatorio Caterini
Foto dalla pagina Facebook dell’Osservatorio Ornitologico Caterini

 

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