Ecosistema

Cotton fioc e bottiglie: verso il riciclo del “beach litter”

Ecomondo_Rifiuti marini

Presentati a Ecomondo i risultati del primo studio sulle possibilità di recupero dei rifiuti spiaggiati. Promotori l’Istituto per la Promozione delle Plastiche da riciclo, Legambiente ed Enea.

Cotton fioc, bottiglie di plastica, oggetti e imballaggi sanitari, pellet, tappi e cannucce sono i rifiuti più presenti sulle nostre spiagge. Quello che in molti non sanno è che anche questo tipo di rifiuto potrebbe essere riciclato, con vantaggi sia economici che ambientali.
È quello che emerge dalle indagini sul beach litter (i rifiuti spiaggiati), promosse dall’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo, Legambiente ed ENEA, presentate a Ecomondo, la Fiera internazionale del recupero e dello sviluppo sostenibile che si è appena conclusa a Rimini.

Lo studio rappresenta una prima, importante collaborazione tra istituti di ricerca, associazioni e imprese sulle caratteristiche del beach litter che infesta le spiagge. Conoscere bene questi materiali è essenziale per poter sviluppare un piano di riciclo e, nello stesso tempo, convincere consumatori e imprese a eliminare una volta per tutte abitudini sbagliate: dai cotton fioc gettati nel WC alla spazzatura abbandonata direttamente sull’arenile, ai pellet di plastica per la pre-produzione industriale.

I campionamenti sono stati svolti dai tecnici di Goletta Verde di Legambiente in due spiagge del litorale tirrenico: Coccia di Morto in provincia di Roma e La Feniglia in provincia di Grosseto. Sul totale dei rifiuti la percentuale di plastica è in entrambi i casi superiore al 90% (leggermente più alta della media nazionale, che è dell’80%, secondo i dati raccolti da Legambiente nella altre spiagge italiane).
I campioni raccolti rispecchiano le differenti caratteristiche delle due spiagge, ma in ogni caso i rifiuti che è più facile trovare sono gli stessi delle altre spiagge italiane, come i cotton fioc e i “frammenti”, residui di materiali degradati non più identificabili. Polipropilene (PP) e Polietilene (PE) i polimeri plastici di gran lunga più presenti in entrambe le spiagge, rispettivamente il 79% (Coccia di morto) e il 66% del totale (Feniglia).

“Quelli che erano i punti di forza delle plastiche, leggerezza, durabilità e costi contenuti, oggi rappresentano il limite di questi materiali che rimangono nell’ambiente per decenni prima di degradarsi – spiega Loris Pietrelli, ricercatore dell’ENEA – . Ma non si può demonizzare la plastica perché con questo termine si indicano centinaia di materiali polimerici, con caratteristiche molto diverse, di cui non possiamo più fare a meno. Il risultato principale di questa prima ricerca riguarda la composizione dei rifiuti spiaggiati. La netta prevalenza di materiali termoplastici come polietilene e polipropilene ne facilita il recupero e il riuso. Tuttavia non bisogna dimenticare che le plastiche arrivano da terra e sono il risultato di una cattiva gestione dei rifiuti solidi urbani. L’enorme quantità di cotton fioc lungo le spiagge rappresenta un caso emblematico, tanto più se si pensa che nei primi anni del 2000 la commercializzazione di quelli non biodegradabili era vietata”.

“Il fenomeno del marine litter sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti –  aggiunge Stefano Ciafanidirettore generale di Legambiente – Purtroppo, la cattiva gestione dei rifiuti e l’abbandono consapevole restano le principali cause del fenomeno. Al tempo stesso i dati ci confermano che buona parte di questi rifiuti potrebbero essere riciclati. I risultati, sebbene preliminari, mostrano dati incoraggianti circa la qualità del blend ottenuto mescolando i rifiuti spiaggiati. Una novità assoluta che dimostra come sia fondamentale sia prevenire il problema con campagne di sensibilizzazione, sia lavorare sull’innovazione e sull’avvio di una filiera virtuosa del riciclo”.

Fonte: Legambiente Arcipelago Toscano

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