Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

Progettati per rompersi: l’elettronica usa-e-getta e le contraddizioni dell’economia consumista

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La lotta contro la pratica dell’obsolescenza programmata è uno dei presupposti per incentivare l’economia circolare. Qualche segnale dall’Europa.

 

di Sandro Angiolini
14 maggio 2023

Alzi la mano chi, nella sua vita, non ha sperimentato quella spiacevole sensazione che si prova quando una strumentazione elettronica comincia a funzionare male. Non che si rompa, ma non si riesce più a trovare il driver aggiornato per la stampante, oppure si nota che il proprio cellulare è più lento nelle comuni operazioni, oppure ancora il notebook inizia a presentare strane anomalie.

Dietro a tutto questo, nella maggior parte dei casi, c’è il fenomeno della “obsolescenza programmata”, (in alcuni casi più soavemente chiamata obsolescenza “precoce”), cioè le ditte produttrici progettano attrezzi che non sono predisposti per aggiornarsi nel lungo periodo. Il motivo è semplice: se così fosse le vendite di nuovi prodotti diminuirebbero, venendo semmai rimpiazzate da interventi di manutenzione e assistenza (che guarda caso comportano l’impiego di manodopera).

L’Unione Europea è da tempo che, almeno a parole, lotta contro questa pratica poco rispettosa dei consumatori e pochi giorni fa il Parlamento Europeo ha approvato una proposta di direttiva che dovrà concordare con la Commissione (e poi speriamo sia approvata dal Consiglio) che combina la lotta all’obsolescenza programmata con quella al “greenwashing” (ne ho scritto in un recente articolo). Tre anni fa la UE aveva già introdotto una norma secondo cui i produttori di auto dovranno garantire la disponibilità di pezzi di ricambio per almeno 7 anni dall’inizio della produzione di un certo modello; si spera che la nuova direttiva estenda sia questa durata che i settori oggetto della normativa.

Il dato forse più interessante è che, secondo un sondaggio svolto sui cittadini europei l’anno scorso, circa il 77% preferirebbe poter aggiornare il proprio dispositivo piuttosto che doverne comprare uno nuovo. Tra i motivi secondo me ce n’è uno di solito sottovalutato, anche dalle ditte produttrici: qualsiasi strumento richiede tempo e attenzione per comprenderne bene il funzionamento ottimale, quindi cambiarli spesso comporta un “costo” aggiuntivo di questo tipo per le persone.

Il “diritto alla reperibilità” (dei pezzi di ricambio) e il “diritto alla riparazione” sono due presupposti per incentivare l’economia circolare. Che vede un cambio di approccio fondamentale per i nostri sistemi economici: dal concentrarsi sulla vendita di beni da consumare il più rapidamente possibile a una visione di lungo periodo dove beni analoghi verranno progettati riutilizzando materie che derivano da altri processi produttivi, e fatti in modo tale da poter esser riparati e/o aggiornati grazie a interventi di specialisti.

Alla fine della giostra dovrebbero guadagnarci l’ambiente e l’occupazione di nuovi tecnici. È chiaro che adottare un simile approccio richiederà anche la formazione di persone in grado di assistere chi ne avrà bisogno, in collaborazione con le ditte produttrici. Stiamo preparando i nostri sistemi formativi e imprenditoriali in questo senso? Ho seri dubbi, e proprio per questo gli enti pubblici anche in Italia e Toscana potrebbero finanziare qualche progetto pilota in merito.

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.

Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È appena uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori. Vedi https://www.amazon.it/dp/883221184X?ref_=pe_3052080_397514860